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Oxfam: con la pandemia aumentata l'intensità della disuguaglianza economica

Dal 2020, l’1% della popolazione più ricca si è accaparrata il 63% della ricchezza globale. È quanto emerge dal nuovo rapporto, pubblicato in occasione del World Economic Forum di Davos, al via oggi in Svizzera. Il portavoce Francesco Petrelli: le disparità diretta conseguenza di una grande “policrisi”, fatta di fattori economici, sociali ma anche climatici-ambientali. Sono cresciute insieme alla ricchezza estrema

Francesca d’Amato - Città del Vaticano

Cresce sempre di più il forte divario economico, tra la fascia di popolazione più povera e quella più ricca. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Oxfam “la disuguaglianza non conosce crisi”, pubblicato in occasione del World Economic Forum di Davos, che si terrà dal 16 al 20 gennaio 2023, in Svizzera. Per la prima volta da ben 25 anni, aumenta sempre di più la discrepanza tra estrema ricchezza ed estrema povertà. Nel biennio pandemico, l'1% più ricco della popolazione ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26.000 miliardi di dollari, accaparrandosi il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale, ovvero quasi il doppio della quota (37%) andata al restante 99% della popolazione più povera. L’indice di ricchezza dei miliardari non sembra conoscere battute d’arresto, mentre la popolazione meno abbiente fatica ad arrivare a fine mese. Dalle analisi del nuovo rapporto Oxfam, sono oltre circa 820 milioni le persone che soffrono la fame. Secondo la Banca Mondiale, stiamo probabilmente assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra. In Italia a fine 2021, la ricchezza nelle mani del 5% dei più ricchi, era superiore a quella detenuta dall’80% dei più poveri. Il totale delle famiglie italiane che si trovano in una condizione di povertà assoluta è di ben 2 milioni.

Ascolta l'intervista a Francesco Petrelli

I problemi principali

La disuguaglianza economica non è altro che la diretta conseguenza di una grande “policrisi”, fatta di fattori economici, sociali ma anche climatici-ambientali. “Le disuguaglianze estreme sono cresciute insieme alla ricchezza estrema”, spiega a Radio Vaticana - Vatican News, Francesco Petrelli. “Sono due fenomeni, diventati contestuali negli ultimi 25 anni”. Principalmente i due problemi che non contribuiscono alla crescita economica della maggioranza della popolazione sono l’inflazione e la disoccupazione. Le fortune dei più ricchi aumentano di 2,7 miliardi di dollari al giorno mentre 1,7 miliardi di lavoratori vivono in Paesi in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari. Un altro fattore che aggrava il quadro del divario economico, sono i tagli alla spesa pubblica pianificati da tre quarti dei governi del mondo che “hanno programmato di tagliare dal 2023 al 2027, 7.800 miliardi di dollari - commenta Petrelli - per questo chiediamo di invertire la rotta, perché potrebbe esserci non solo un danno per i più poveri, ma metterebbe l’intero sistema globale fuori gioco”.

Ricchezza genera ricchezza

Nell’ultimo anno, la ricchezza dei miliardari nei settori energetico e agro-alimentare è aumentata, in concomitanza alla rapida crescita dei profitti delle imprese che controllano. I più ricchi hanno visto crescere i loro guadagni, anche durante il biennio della pandemia, mentre la maggior parte della popolazione era costretta a mettersi in ginocchio. “Noi abbiamo preso in esame 95 grandi aziende internazionali di settori di energia e agro-alimentare, che a partire dalla pandemia hanno generato 306 miliardi di dollari di extra profit di quei 306 miliardi di dollari, 257 sono stati distribuiti agli azionisti", spiega ancora il portavoce di Oxfam. Il fatto che non si investa sull’impresa o sui lavoratori, resta infatti il problema principale che rischia di generare un grave danno all'interno dell'economica globale. In questi anni “l’intensità della disuguaglianza è costantemente forte e aumentata su 42.000 miliardi di dollari prodotti durante la pandemia, ben 23.000 di dollari sono appannaggio dell’ 1% più ricco della popolazione”.

Le possibili soluzioni 

“Noi speriamo che a Davos, i rappresentanti dei governi e gli stessi imprenditori si pongano il problema di come invertire questa rotta, a partire da un sistema di tassazione più equa”, evidenzia Petrelli. Se infatti il 5% dei patrimoni più grandi venisse tassato, nella misura del 5%, si potrebbero ricavare 1700 miliardi di dollari: la cifra necessaria per combattere la povertà della parte più povera del pianeta. In questo modo sarebbe possibile centrare gli obiettivi della lotta alla povertà estrema, fissata dall’Agenda delle Nazioni Unite, per il 2030. La tassazione è la via più progressiva ed equa e necessaria per invertire la rotta, di una disuguaglianza sempre più incombente. Tra le possibili soluzioni, anche la sospensione sul debito per i Paesi a basso e medio reddito, oltre che il piano di devolvere almeno lo 0.70% in aiuto pubblico, ai Paesi più poveri.

 

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16 gennaio 2023, 14:43