Ucraina, l’Assemblea Onu vota per il ritiro della Russia. Piano di pace cinese
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un anno fa, alle 5.05 ora locale, le 4 in Italia, iniziava la guerra in Ucraina, con le prime bombe sganciate dall’aviazione russa sulle città del Paese confinante, invaso anche dalle truppe del Cremlino. E si contavano i primi morti tra i difensori ucraini e gli occupanti russi, che puntavano ad arrivare a Kiev in pochi giorni. Dodici mesi dopo, invece, il conflitto vive una fase di stallo, ma continua a contare vittime, civili e militari.
Il piano della Cina: rispetto sovranità e no al nucleare
Proprio oggi il governo cinese ha presentato un piano di pace in dodici punti: il primo invoca il rispetto della “sovranità nazionale di tutti i Paesi”. L’ottavo recita che “le armi nucleari “non possono essere usate” come pure va quelle biologiche e chimiche. La Cina chiede a Russia e Ucraina di “rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale, evitando di attaccare i civili o le strutture civili”, ma si oppone anche “a qualsiasi sanzione unilaterale non autorizzata dalle Nazioni Unite”. Pechino sollecita il cessate il fuoco e la fine dei combattimenti in Ucraina perché la guerra “non prevede vincitori”, e invita ad evitare che la crisi vada fuori controllo e “a sostenere Russia e Ucraina” affinché riprendano “il dialogo diretto non appena possibile”.
La risoluzione Onu: ririto immediato della Russia e pace giusta
Poche ore prima però, alla vigilia dell’anniversario dell’invasione, Cina, India e altri 30 Paesi si sono astenuti nel voto della risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu, approvata con 141 sì, che invita la Russia a ritirarsi “incondizionatamente e immediatamente” dall’Ucraina per una pace “complessiva, giusta e duratura” nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Il testo, che ha avuto 7 voti contrari, (Russia, Bielorussia, Siria, Nord Corea, Eritrea, Mali, Nicaragua) ribadisce “l'impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti".
I Paesi favorevoli, 141, sono gli stessi del 2 marzo 2022
Tra i 75 co-sponsor della risoluzione c’è anche l'Italia. Altri astenuti, invece, sono stati Cuba, Pakistan, Angola, Etiopia, Algeria, Sudafrica, Zimbabwe, Iran, Armenia, Kazakistan e Uzbekistan. Molti Paesi del Sud del mondo, che sottolineano così la loro distanza da quella che considerano una guerra dell’Occidente. Il numero dei voti favorevoli è lo stesso della risoluzione approvata 2 marzo scorso.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui