Ancora tensioni tra Fronte Polisario e Marocco per il Sahara Occidentale
Gabriele Rogani – Città del Vaticano
Il cessate il fuoco del 1991 era riuscito a tenere a bada un conflitto per la sovranità del Sahara Occidentale che, risalente agli anni ‘70, era giunto ad un vicolo cieco a causa della contrapposizione irriducibile di due schieramenti: da una parte i miliziani indipendentisti del Fronte Polisario e dall’altra l’esercito del Marocco, contrario a qualsiasi modifica dei confini in Africa occidentale. L'inizio della vicenda risale al momento in cui l’Assemblea Generale dell’Onu sancì il diritto di tutti i popoli all’autodeterminazione. La Spagna, da anni presente nell'area, non si oppose alle aspirazioni del Sahara Occidentale. All’indomani del referendum di autodeterminazione, il Marocco espresse invece la sua contrarietà, chiedendo il riconoscimento internazionale di una controversia che riguardava anche la Mauritania. Nel 1975, Spagna, Marocco e Mauritania firmarono gli Accordi di Madrid, con cui la Spagna decise di abbandonare il Sahara Occidentale, dopo che la Corte internazionale di Giustizia escluse qualsiasi forma di sovranità sul territorio conteso, con il Fronte Polisario che invece ne proclamava l’indipendenza.
La situazione attuale
Da una parte il Polisario, in rappresentanza del popolo saharawi, dall’altra il Marocco. Una situazione congelata sulla carta dal cessate il fuoco del 1991, che ha bloccato le posizioni. Da tre anni tuttavia sono ripresi gli scontri armati, con entrambi gli schieramenti che rivendicano il controllo dell’intero Sahara Occidentale. A Radio Vaticana- Vatican News, l’esperto di Africa Luciano Ardesi si sofferma proprio sulla posizione marocchina: “Rabat si è accontentata sin qui perché la parte occupata dal Marocco è quella più ricca. La sponda africana sull’Atlantico è molto pescosa e le risorse naturali del Sahara Occidentale sono importanti anche per la presenza di miniere. Della situazione di stallo – sottolinea Ardesi – gode maggiormente il Marocco, mentre il Fronte Polisario cerca naturalmente di contrastare questa situazione”.
Il ruolo di Stati Uniti e Onu
L’11 dicembre 2020 il presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riconosciuto la sovranità del Marocco sui territori contesi. Una decisione finalizzata a rafforzare relazioni e scambi reciproci tra Washington e lo Stato marocchino. “Da una parte c'è il riconoscimento americano della sovranità di Rabat, dall’altra c’è anche – ricorda Luciano Ardesi – il ristabilimento delle relazioni diplomatiche del Marocco con Israele, così come hanno fatto molti Stati africani e arabi. In una situazione che prosegue ormai da poco meno di cinquant’anni, il ruolo dell’Onu non ha sempre avuto un impatto risolutore. Conclude così Ardesi: “Le Nazioni Unite sono presenti nel Sahara Occidentale con i caschi blu a partire dal 1991, quando il piano di pace venne approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con il compito di monitorare il cessare il fuoco, ma anche con l'incarico di tenere un nuovo referendum di autodeterminazione che però non si è mai svolto. Con la situazione così congelata da allora, non c’è stata la possibilità di applicare concretamente il piano di pace, rimasto sostanzialmente bloccato”.
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