Il sisma in Turchia e Siria: cresce il bilancio delle vittime
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il bilancio delle vittime del sisma continua a crescere: in Turchia i morti sarebbero al momento 6234 secondo gli ultimi dati forniti dall'agenzia per le emergenze e i disastri turca Afad, oltre 2400 quelli registrati in Siria. Decine di migliaia i feriti, 37 mila solo in territorio turco, e un numero imprecisato i dispersi. Molti riescono a invocare soccorso attraverso i cellulari mandando anche video e foto per essere individuati. Paura e disperazione, ma anche rabbia per i ritardi nelle operazioni di soccorso tra le persone che attendono di conoscere la sorte di parenti e amici tra le centinaia di scosse di assestamento. In Turchia sono state salvate finora almeno 8.000 persone.
In moto la solidarietà internazionale
Il presidente turco Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province del sud est del Paese e usa il pugno di ferro per fermare le polemiche: quattro le persone arrestate dalla polizia, con l’accusa di essere "provocatori che miravano a creare paura e panico", per aver protestato sui social per i ritardi nei soccorsi. Ancora più difficile la situazione in Siria, dove l'opposizione al regime denuncia che "centinaia di famiglie" sono ancora intrappolate sotto le case crollate e i soccorsi internazionali incontrano, una sorta di chiusura da parte di Damasco. Con il passare delle ore si intensifica l’invio di aiuti da tutto il mondo nelle zone colpite, dall’Europa, e perfino da Messico e Venezuela. Aiuti dalla Nato arrivano in Turchia, mentre gli Stati Uniti reindirizzano soprattutto verso la Siria nord occidentale, nelle aree non controllate dal presidente Bashar al-Assad, gli aiuti umanitari.
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