A Roma il Forum internazionale sulle religioni e la guerra
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Quattro giornate di incontri divise in dodici sessioni, oltre cinquanta relatori giunti da ogni parte del mondo e una tavola rotonda al termine della quale verrà discusso un documento finale. Sono i numeri del Forum internazionale sulle Religioni che si è aperto ieri mattina a Roma. L’incontro è promosso tra gli altri dall’Ateneo di Roma Tre, dal Centro internazionale per la sociologia delle religioni, dalla Fondazione Bruno Kessler e realizzato in collaborazione con la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana.
Un confronto aperto tra gli esperti delle religioni nel mondo
Il Forum vuole essere un punto di partenza per un approccio più informato alle diverse dinamiche in atto nelle religioni e nelle culture del nostro tempo. Partendo dalle grandi religioni monoteiste dall’ebraismo al cristianesimo all’islam, gli esperti si soffermeranno nei loro interventi anche a quelle nuove e complesse forme di spiritualità nate e sviluppatesi negli ultimi decenni, grazie anche all’incremento delle reti sociali telematiche, che hanno dato luogo ad originali esperienze di credenza. Ma ci sarà spazio anche per coloro che non credono, cioè gli atei, e gli agnostici. “Il senso di questo grande evento - spiega Enzo Pace ordinario di Sociologia presso l'Università di Padova e tra i promotori dell’incontro - è proprio quello di guardare attraverso gli occhi di chi studia questi fenomeni delle varie religioni e capire anche quali sono gli aspetti contrastanti. Infatti sono fattori di mobilità sociale, di giustizia, di aggregazione tra le persone, ma nello stesso tempo si prestano a essere trascinate nelle logiche delle guerre e dei conflitti, nessuna esclusa. Questo modo di affrontare le cose, ovviamente è diverso da un approccio puramente teologico o di dialogo interreligioso e ci porta a domandare cosa vuol dire oggi dialogare tra persone di diverse fedi e cosa produce socialmente questo tipo di cultura per la pace”
La ricerca di Dio da parte di chi non crede
Questa iniziativa si vuole collegare idealmente con il Simposio internazionale sulla non credenza, promosso nel 1969 dal Segretariato per i Non Credenti, al quale parteciparono i più noti studiosi del fenomeno religioso a livello interdisciplinare. A distanza di oltre cinquant'anni, dopo eventi che hanno cambiato la storia dell'umanità, i promotori vogliono fare il punto sulla situazione attuale tra le varie religioni nel mondo. “Se da un lato noi abbiamo assistito a un venir meno di quello che una volta si chiamava modo secco l'ateismo - continua il professor Pace - dall’altro sappiamo che c’è sempre un maggior bisogno di credere e noi vogliamo capire cosa vuol dire oggi parlare di fede, e in che modo è cambiato il modo di avvicinarsi alla religione, che in alcuni casi è sempre meno istituzionale e più personalizzato a seconda dei propri bisogni. E quindi ci troviamo in realtà in una terra di mezzo dove c’è chi crede e chi vorrebbe credere ma non si riconosce completamente in una certa dottrina”.
Un supporto al dialogo interreligioso
L’incontro si concluderà sabato 4 marzo con una tavola rotonda e un documento finale firmato da tutti i partecipanti. "Quello che ci auguriamo - sottolinea anxora Enzo Pace - è che da questo Forum ci sia una convergenza proprio sul tema di come si studiano in modo comparato le religioni, trovando così un accordo sia sugli approcci teorici che sulle metodologie e in questo modo si arrivi a un documento finale, in cui questa area di studi comparati possa essere vista anche come un buon contributo al dialogo interreligioso”.
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