Manifestazione a Bordeaux, in Francia, ad un anno dall'inizio della guerra Manifestazione a Bordeaux, in Francia, ad un anno dall'inizio della guerra

Iryna e Olena, profughe ucraine a Lourdes, dove Dio guarisce e dona speranza

Le due donne di Melitopol, città occupata dai russi nel febbraio del 2022, non sono arrivate al santuario mariano di Lourdes come pellegrine, ma come profughe, assistite dalla Caritas locale. Olena: “Qui mi sono avvicinata a Dio”, Iryna: “Non riesco ad immaginare come sarei sopravvissuta in un altro posto”

Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano

"Avevamo paura di lasciare Melitopol, volevamo rimanere nella nostra città, nella nostra strada, nella nostra casa. Ma durante il primo mese di occupazione, tutto ha cominciato a trasformarsi in un luogo completamente estraneo. Quando camminavi per strada, niente ti dava più gioia, né gli alberi, né le aiuole, né le persone. Eri circondato da volti estranei”, Iryna racconta, sforzandosi di trattenere le lacrime. È passato quasi un anno da quando lei e la sua amica Olena hanno lasciato la Melitopol occupata dari russi, ma né il tempo, né la distanza possono placare il dolore. Abbiamo incontrato le due donne a Lourdes, nel sud-ovest della Francia, dove sono arrivate insieme ad altri profughi dall'Ucraina.

La partenza da Melitopol

Melitopol, nel sud dell’Ucraina, è stata occupata dalle truppe russe il 26 febbraio 2022. A quel punto, per Iryna rimanere diviene “moralmente insopportabile”, decide di andarsene, partendo assieme ad alcuni vicini. “Era il giorno della grande festa religiosa dell'Annunciazione – ricorda – due famiglie che avevano deciso di partire con le loro auto hanno preso anche me e un'altra ragazza che stava fuggendo dalla regione di Luhansk. Avevamo tanta paura, non sapevamo cosa ci aspettasse. Ogni giorno arrivavano informazioni diverse: alcuni riuscivano ad arrivare nelle parti controllate dal governo ucraino, altri venivano colpiti dalle armi da fuoco, altri esplodevano sulle mine. Ma il Signore ci ha aiutato, perché rispetto a quello che hanno vissuto altri, anche alcuni nostri conoscenti, abbiamo viaggiato molto bene, senza situazioni pericolose”. L’intervista procede con molte pause, le due donne non trattengono l’emozione. Olena, che è seduta accanto a Iryna, è la vicina che le ha offerto il posto in macchina. “Per noi la guerra è iniziata nel 2014 – spiega – perché Melitopol si trova a circa 200 km da Mariupol. E, nell'estate del 2014, molti soldati ucraini feriti sono stati portati nella nostra città, e noi abbiamo aiutato loro come volontari. Ho sentito tutto questo dolore anche allora, quindi era impensabile per me vivere nell'occupazione”.

Il viaggio verso Lourdes

Non è stato facile per Olena, per il figlio adolescente e per il marito, che per 25 anni ha avuto un'attività in proprio a Melitopol, lasciare la città. Superati nove checkpoint, hanno raggiunto Dnipro, dove si sono fermati per una notte, per poi arrivare a Vinnytsia, nell’Ucraina centrale, dove sono stati accolti da sconosciuti. “Ho visto quante persone generose ci sono nel nostro Paese, quanta gente benevola e aperta. Per questo la nostra Ucraina sta resistendo in questo modo”, sottolinea ancora Olena, nata in Tagikistan dove è rimasta fino ai 21 anni, quando si è trasferita in Ucraina, nel 1991. “Mi considero ucraina – spiega, – mio marito è ucraino, i miei figli sono ucraini. E l'Ucraina è la mia patria”. Una volta lasciata Vinnytsia, Olena e la sua famiglia, assieme a Iryna, sono arrivati a Lviv. Una settimana dopo, arriva la decisione di andare all’estero, dopo l’offerta di un lavoro per il marito a Nizza, che però sfuma, quindi il trasferimento a Lourdes. La donna ricorda il giorno dell’arrivo, quando ad accoglierli sono i responsabili della Caritas locale, il sindaco della città, i proprietari e il personale dell'albergo che li ospita. “Siamo stati accolti in modo così solenne e caloroso, con bicchieri di champagne” –aggiunge con entusiasmo, – e tuttora si prendono cura di noi, quindi ringrazio i francesi, tutte le persone che ci aiutano e non ci lasciano soli”.

La chiesa greco-cattolica ucraina a Lourdes
La chiesa greco-cattolica ucraina a Lourdes

La diaspora ucraina

Un’altra sorpresa per i profughi è stata la presenza di una piccola diaspora ucraina a Lourdes, che si raccoglie intorno alla chiesa greco-cattolica ucraina dell'Assunzione della Madre di Dio, costruita nel 1982. “Questa chiesa è diventata una seconda casa per noi, – dice Olena – il parroco e le due suore ucraine che lo aiutano sono diventati la mia famiglia. Si prendono cura degli ucraini e ci aiutano molto”. La chiesa ucraina aiuta a superare lo stress anche al figlio di Olena, che, come tutti i suoi coetanei adolescenti, fatica ad adattarsi alle nuove circostanze. La scuola privata di Lourdes, alla quale è stato ammesso gratuitamente, è molto buona e ora, nella chiesa ucraina, ha cominciato a fare il ministrante, che è per lui una cosa nuova e insolita. “Forse, grazie a questo, riesce ad attraversare tutti questi cambiamenti in un modo meno drammatico”, è la speranza di sua madre.

La guerra toglie, Dio dona

“A Lourdes mi sono davvero avvicinata a Dio - continua Olena - credo che sia stato Lui a portarmi qua. In nessun posto al mondo, a parte casa mia, mi sentirei meglio che qui, qui sto bene, sono in pace. Certo, mi mancano casa, i miei parenti, i miei amici, la mia vita passata felice. Ora sono privata di tutto questo, ma ho trovato qualcos'altro nella vita, ho trovato Dio”. Iryna, la sera stessa dell’arrivo a Lourdes, è andata alla grotta e in basilica. “Tutto ciò che mi circondava, tutto ciò che accadeva intorno a me – ricorda – mi ha aiutato a distrarmi per un attimo dai pensieri sulla guerra. Nel tempo, ho capito che non è stato un caso se sono finita qui, perché non riesco a immaginare come sarei sopravvissuta tutto questo tempo in un altro posto. Ogni volta che faccio un viaggio in qualche città della Francia e poi torno, mi sembra di tornare a casa. L'atteggiamento delle persone, delle autorità locali e il calore con cui ci aiutano è molto prezioso e nulla può sostituirlo. Probabilmente è per questo che ci sentiamo a casa”. “Questa guerra toglie molto, – conclude Olena – ma Dio, allo stesso tempo, dà altro, le circostanze ci hanno portato qui e non importa come andrà a finire il mio destino, Lourdes rimarrà per me la città della mia forza, dove tornerò come se fosse casa”.
 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

10 marzo 2023, 12:14