Siria, "Semi di Pace" in sostegno alla popolazione duramente provata dal sisma
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il 14 febbraio, a pochi giorni dal terremoto che il 6 febbraio scorso ha devastato la regione al confine tra Turchia e Siria, Luca Bondi, presidente dell'organizzazione di volontariato Semi di Pace che ha sede a Tarquinia nel Lazio, scriveva a volontari, collaboratori ed amici, per informare che l’associazione si stava “mobilitando per portare un po' di sollievo e solidale vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto”. In modo particolare destinatari della solidarietà sarebbero stati bambini, donne, uomini ed anziani della città di Aleppo, in Siria. Da qui il lancio di una raccolta fondi per l’invio di aiuti.
La misura delle necessità della gente
Quasi 8.500 le vittime del sisma in territorio siriano, ingenti i danni ad edifici e infrastrutture, circa 10 mila le persone evacuate di cui moltissime rimaste senza casa “nei giorni che in quella regione sono i più freddi dell’anno”, come dice Stefano Aviani Barbaci, medico, collaboratore di Semi di Pace, esperto di Siria. Una situazione resa ancor più grave dalle conseguenze della lunga guerra combattuta in quel territorio e a causa delle sanzioni che l’Unione Europea e gli Stati Uniti rinnovano da ormai 12 anni. “Questo embargo significa mancanza di energia elettrica (ad Aleppo solo due ore al giorno) per far funzionare qualunque cosa e per produrre il pane – afferma ancora Aviani Barbacci -, carenza di carburante per la movimentazione dei mezzi e per il riscaldamento, mancanza di medicine essenziali e di strumentazioni mediche negli ospedali, carenza di cibo e di attrezzature per la rimozione delle macerie, per la ricerca delle vittime e per la ricostruzione degli edifici crollati o lesionati”. Nel Paese non c’è più lavoro e i giovani sono tentati di abbandonare la loro terra e i familiari perché privi di prospettive e di speranza per il futuro. Numerosi gli appelli finora caduti nel vuoto per l’interruzione dell’embargo, appelli ripetuti dopo il sisma, ad esempio dai francescani che vivono ad Aleppo e dalle monache trappiste benedettine del monastero di Azer, vicino a Lattakia, per permettere l’arrivo degli aiuti di cui ci sarà a lungo estremo bisogno.
Semi di Pace: l'appello alla generosità per i siriani
Di fronte ad una situazione così grave Luca Bondi e i suoi amici si sono subito interrogati su come offrire il proprio contributo. Nell'intervista a Vatican News il presidente spiega in che cosa consiste l'impegno e quali sono gli obiettivi della mobilitazione solidale di Semi di Pace:
Luca Bondi, la sua è una organizzazione di volontariato che non esita quando si tratta di impegnarsi a favore di persone e comunità che hanno bisogno di sostegno. Così in passato con progetti nei diversi continenti, così nei riguardi degli sfollati dell’Ucraina in guerra e così ora nei confronti dei terremotati del recente sisma che ha colpito Turchia e Siria. Come vi siete mossi in questa circostanza? Con chi avete preso i primi contatti?
In questa drammatica circostanza, a noi è sembrato doveroso, tra la Turchia e la Siria, prediligere la situazione della Siria, perché ci sembrava più trascurata, più abbandonata rispetto alla grande mobilitazione che si è vista subito dopo il sisma per soccorrere i terremotati nella zona dell'Anatolia. Quindi ci siamo concentrati in particolar modo sulla città di Aleppo, dove è presente una comunità francescana, i frati minori, con i quali siamo in contatto e quindi il collegamento con loro è stato immediato, diretto, e ci ha permesso di iniziare ad aprire immediatamente un canale umanitario.
Parlando con i francescani di Aleppo immagino che avrete saputo quali erano le necessità, le esigenze, della popolazione del posto: che cosa avete deciso di fare per aiutare quelle persone?
Ci è sembrato utile e importante parlare subito con padre Bahjat Karakachil, superiore della comunità dei francescani che ad Aleppo hanno la responsabilità di una parrocchia intitolata proprio a San Francesco d'Assisi, una comunità molto, molto impegnata, molto attiva nel soccorso di tutti coloro che sono stati colpiti da questo evento disastroso. Quindi il superiore della comunità ci ha indicato anche quali potevano essere le linee di sostegno, di aiuto, necessarie in questo particolare momento e quindi abbiamo capito che la cosa più utile sarebbe stata quella di iniziare una raccolta fondi da utilizzare - secondo le indicazioni che ci ha dato padre Karakachil - proprio per sostenere quelle famiglie e quelle persone a riprendere almeno un po' il ritmo, diciamo, normale della vita, quindi anche provando ad intervenire con piccoli lavori di ristrutturazione nelle case o nei negozi danneggiati per dare vita un po' anche all'economia locale.
State valutando anche la possibilità che qualcuno di voi si rechi proprio sul posto, in Siria?
Sì, questo lo stiamo valutando. Ne abbiamo parlato con padre Bhajan. Ma questo chiaramente va ben programmato, va ben organizzato e pianificato, perché le difficoltà per arrivare lì sono tante e quindi dobbiamo proprio organizzarci bene per questa missione che sicuramente ci sarà, perché comunque noi ci siamo sempre recati nelle zone dove abbiamo orientato i nostri aiuti, proprio per stabilire dei rapporti più intensi dal punto di vista della collaborazione umanitaria.
A che punto siete con la raccolta fondi che avete lanciato? Che risposta avete avuto finora?
Stiamo vedendo che c'è risposta, che c'è generosità, la generosità di famiglie, di gruppi, anche di scuole, di ragazzi. Stanno arrivando i contributi economici, piccoli contributi ma anche di entità più significative, secondo le possibilità di ciascuno, ma stanno arrivando. A breve pubblicheremo sui nostri social il primo resoconto di quanto raccolto.
Che cosa significa per lei e per i suoi amici, per i collaboratori, vivere questo atteggiamento di solidarietà che vi porta a guardare sempre intorno, sia vicino e sia lontano, per individuare e rispondere alle necessità di tanti?
È vero, siamo continuamente sollecitati ad aprire il cuore, ad aprire la mente e ad aprire le braccia. Nel mondo ci sono tante necessità e queste necessità non ci possono trovare indifferenti. Gli occhi del cuore debbono veramente essere sempre attenti e spalancati. Questo significa poi essere prossimi, prenderci cura degli altri e quindi, nel nostro piccolo, cerchiamo di dare un contributo in questo percorso, in questo cammino della condivisione, dell'autentica solidarietà con gli altri, con i fratelli e con le sorelle che vivono momenti di difficoltà e anche di sconcerto, di abbandono, di solitudine. Questo è un po' il nostro spirito, che poi si radica soprattutto nel Vangelo e in quella pratica delle opere di misericordia che ogni giorno dobbiamo tener bene a mente, ma soprattutto dobbiamo tener bene nel cuore.
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