L'acqua salata di Mykolaiv che corrode i rubinetti ma salva dalle infezioni
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
“Ogni mattina apro il rubinetto ed esce l’acqua del colore verdastro e di un odore molto sgradevole”. È il drammatico racconto di don Taras Pavlius, parroco della comunità greco-cattolica a Mykolaiv, città portuale a sud dell’Ucraina. Un anno fa, era aprile, l’esercito russo danneggiava il sistema di depurazione dell’acquedotto pubblico, sul fiume Dnipro, nella regione di Kherson, al tempo occupata dai russi. Dall’inizio di maggio nei tubi delle case dei cittadini iniziò a circolare l’acqua dall'estuario del Dnipro-Buh.
La ricerca di acqua potabile
“Quest’acqua è salata e può essere utilizzata, perlopiù, per esigenze tecniche, come per esempio, per lo scarico nel bagno, oppure per lavare alcuni oggetti”, precisa don Taras che spiega anche come molte persone, compreso lui stesso e la moglie, la utilizzano anche per la doccia, però poi, aggiunge, “dobbiamo comunque sciacquarci con l’acqua pulita, che portiamo da fuori. Quindi, per bere, cucinare e lavare piatti, dobbiamo cercare fonti alternative di acqua potabile”.
Il fuoco russo sulle condutture
Dopo la liberazione dall’occupazione russa di Kherson e delle parti della regione sulla riva destra, i lavoratori dei servizi pubblici ucraini hanno scoperto quattro punti in cui l'approvvigionamento idrico era stato danneggiato e hanno avviato i lavori di riparazione, nonostante continuasse il fuoco dell’esercito russo, posizionato sulla riva sinistra di Dnipro. “Nel periodo di Natale eravamo davvero felici – continua il religioso – perché i servizi pubblici di Mykolaiv erano riusciti a riparare le condutture danneggiate. Ma non è stato per molto: dopo circa un mese o mezzo i russi hanno di nuovo colpito e danneggiato il centro idrico, lì dove viene prelevata l'acqua da Dnipro, e ora dai nostri tubi esce nuovamente acqua salata”.
Il rischio epidemie
“Mykolaiv è l'unica città al mondo dove nel sistema di approvvigionamento idrico circola acqua salata. È stata una scelta dell'amministrazione comunale immetterla, un mese dopo il danneggiamento dell’acquedotto, per evitare l'insorgenza e la diffusione di epidemie”, spiega Ihor Komisarenko , che con la famiglia vive a Mykolaiv e che in questi giorni è a Roma di passaggio per poi andare a Livorno, dove si imbarcherà, come capo ingegnere, su una nave da trasporto olandese. Quest'acqua salata, come spiega Komisarenko, provoca danni alle apparecchiature, distrugge gli impianti idrici di Mykolaiv, le condutture, i rubinetti nelle case, le lavatrici e le lavastoviglie: La decisione dell’amministrazione è stata rischiosa, “ma molto corretta – aggiunge – perché in questo modo, si è evitato il peggio”, e cioè il diffondersi di malattie.
Il rientro nelle case
Nonostante questi problemi la gente che all’inizio della guerra aveva lasciato Mykolaiv, sta rientrando in città, dove, prima del conflitto, abitava quasi mezzo milione di persone. Ora, sono le cifre di don Taras, l’80% della popolazione è tornata. “I parchi giochi si stanno di nuovo riempiendo di bambini, gli stadi sono pieni di giovani e questo è bello, l’unica cosa che preoccupa è, ovviamente, il pericolo dei bombardamenti, perché non sappiamo quando e dove i russi possono colpire”, aggiunge Taras, che ringrazia le forze armate ucraine, così come altri Paesi, per il loro sostegno.
La risposta corale al bisogno di acqua
Per rispondere al bisogno di acqua potabile, sin dai primi giorni dell’emergenza idrica, si sono impegnate l’amministrazione della città, le comunità religiose, organizzazioni caritative e volontari, in un primo momento portando l’acqua da altri luoghi e distribuendola tra le persone, poi scavando diversi pozzi. In diversi punti della città, soprattutto nei pressi di scuole e ospedali, sono state installate anche botti piene di acqua, da cui le persone possono attingere per riempire le proprie bottiglie. Sono state introdotte anche alcune linee di tram che trasportano l’acqua potabile nelle diverse parti della città.
L’azione della Caritas
“Di solito le file di persone per l’acqua non sono lunghissime – continua il religioso – i cittadini comprendono questo problema e mostrano pazienza. Siamo in guerra, se non si è tolleranti l'uno con l'altro, diventa peggio della guerra stessa. Naturalmente il disagio maggiore lo percepiscono soprattutto i più vulnerabili, come gli anziani, che non possono uscire da casa e che aspettano che qualcuno porti loro acqua potabile. La nostra Caritas, a Mykolaiv, sta cercando di aiutarli e i nostri volontari consegnano acqua alle persone in determinate zone. Ogni volta portiamo loro 100-150 litri d'acqua, in modo che ne abbiano per circa due o tre settimane”.
L’umanità che aiuta a sopravvivere
“Senza acqua potabile e pulita che esce dal rubinetto in casa la vita quotidiana della gente è cambiata completamente – aggiunge Ihor Komisarenko – si impiega tanto tempo per andare a prenderla, per rovesciarla nelle cisterne, molte persone, poi, versano manualmente quest'acqua nelle lavatrici. Bisogna poi portarla anche ai parenti o agli amici che non possono prenderla da soli, come abbiamo fatto io e mia moglie”. Ihor ha creato a casa sua un sistema per raccogliere e conservare acqua pulita. Ha installato due grandi serbatoi dove raccoglie sia acqua piovana, sia quella che arriva da alcuni pozzi. “Molte persone, anche i nostri vicini, hanno scavato pozzi e forniscono acqua potabile a tutti coloro che la chiedono. Questa umanità delle persone aiuta tutti noi a sopravvivere a questo incubo dell’acqua salata e della guerra”.
Il valore di ogni goccia
Ihor, che lavora in mare più di 30 anni, sa quanto sia importante l'acqua. “È molto brutto restare senza acqua, – conclude, trattenendo le lacrime – ce ne siamo resi conto quando la nostra città è rimasta senza acqua potabile. E tutti abbiamo iniziato a valorizzare ogni goccia”.
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