Bangladesh, sempre più preoccupanti le condizioni di vita dei minori
Gabriele Rogani – Città del Vaticano
Povertà estrema, malnutrizione, violenza e analfabetismo sono solo alcuni degli elementi con cui i minori del Bangladesh fanno i conti ogni giorno. È la situazione delineata dall’Indagine sui bambini di strada 2022, tra i 5 e i 17 anni tra le zone a rischio della capitale Dacca e di altre parti del Paese, condotta dall’Ufficio di statistica bengalese con l’aiuto di Unicef. Tanti sono quelli che vivono in strada, numerosi sono coloro che vi trascorrono del tempo per il proprio sostentamento. In ogni caso, il 30% passa la notte in spazi pubblici, trovandosi molto spesso in situazioni allarmanti, come emerge dalle denunce in merito a episodi di violenza, avvenuti nel 30% dei casi proprio durante gli orari notturni. Un altro aspetto della difficile situazione in cui vivono i più giovani è quello legato al lavoro. L’indagine rileva come un terzo degli intervistati si sia ferito durante la propria attività, mentre circa la metà ha subito violenze. La stragrande maggioranza inoltre, inizia a lavorare a circa nove anni, con un compenso che sfiora i dieci dollari alla settimana per un impegno che si aggira tra le trenta e la quaranta ore.
Il ruolo del Fast Fashion nello sfruttamento lavorativo
In un contesto in cui le condizioni lavorative degli abitanti locali sono spesso a limite della legalità, è inevitabile citare il ruolo che il Fast Fashion, la produzione a ritmi intensivi di abiti di bassa qualità, a costi estremamente contenuti, sta giocando all’interno di questo scenario. Nel caso del Bangladesh, a facilitare tale produzione è l’assenza di un ordinamento legislativo nazionale che garantisca un salario minimo adeguato, oltre che degli orari di attività tollerabili. Una situazione al limite, sfruttata senza particolari indugi dai grandi marchi del Fast Fashion, settore che non tiene minimamente conto dei rischi ai quali i lavoratori sono sottoposti.
La crisi climatica e la strage dei bambini annegati
In un contesto fatto di povertà e malattie, in cui un numero estremamente considerevole di bambini vive la propria vita in strada, si aggiungono le conseguenze del drammatico cambiamento climatico che il Bangladesh sta vivendo negli ultimi mesi. Il Paese è infatti stato travolto dalle peggiori inondazioni degli ultimi 123 anni, che hanno causato un numero enorme di sfollati e vittime. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, lo scorso 25 luglio, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione all’annegamento, aveva indicato proprio nell’annegamento la seconda causa di morte per i piccoli sotto i cinque anni, con 14mila bambini che ogni anno perdono la vita. I rischi per le popolazioni sono altissimi, soprattutto nel caso dei villaggi che vengono sommersi con conseguenti danni a infrastrutture, centrali elettriche, case e scuole, e con il diffondersi di infezioni respiratorie e malattie della pelle che non fanno che aggravare il contesto nazionale.
In un Paese in cui preoccupano le condizioni vitali e lavorative dei bambini, fondamentale resta l’impegno delle organizzazioni a loro sostegno, affinché possano essere allontanati dalla strada e protetti.
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