Il rapporto del Centro Astalli: legalità è garantire i diritti
Stefano Leszcyznski - Città del Vaticano
Il 22.mo rapporto annuale del Centro Astalli dimostra che accogliere i rifugiati con dignità è possibile. La dimostrazione è nel modello che è stato applicato ai 170mila profughi ucraini che l'italia ha accolto nell'ultimo anno. Una lezione che l'Italia, tuttavia, non ha voluto imparare. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, non nasconde la propria amarezza e delusione di fronte al varo dello stato di emergenza sull'immigrazione deciso dal governo: "La risposta ai flussi sono politiche umane e non una politica senza visione e senza futuro". A respingere con fermezza l'idea che l'Italia si trovi di fronte a una 'nuova' emergenza migranti è anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, intervenuto alla presentazione del rapporto: "Sono 40 anni che dobbiamo uscire dalla logica emergenziale, chiediamoci perché ci piace o ci costringiamo a stare nell’emergenza". Quello che serve al Paese, ha aggiunto l'arcivescovo di Bologna è "una visione che guardi al futuro".
Diritti negati
La strada della protezione temporanea per chi fugge dalle guerre - così come avenuto per i profughi ucraini - dà la possibilità di accedere da subito al mondo del lavoro e di avviare un concreto processo d'integrazione. Il rapporto del Centro Astalli rileva come le principali nazionalità dei richiedenti asilo siano quelle afghana, siriana, somala, nigeriana; tutte aree caratterizzate da violenze e conflitti. Tra gli ostacoli all'accoglienza e all'integarzione il rapporto rileva in particolare l'intricata burocrazia che costringe a periodi di attesa lunghissimi e la quasi impossibilità di accesso a soluzioni abitative stabili.
Aumentano le vulnerabilità
Sono sempre più numerosi tra le persone in fuga i casi di gravi vulnerabilità fisiche o psicologiche che spesso derivano da esperienze di traumi e violenze legati proprio alla storia migratoria dei rifugiati. L'assenza di misure specifiche rende particolarmente difficile pianificare progetti di inclusione finalizzati all'autonomia.
Lo stato d'emergenza
Le nuove misure varate dal governo italiano in materia di immigrazione preoccupano il Centro Astalli anche per le ricadute negative che potrebbero avere sui percorsi d'integrazione già in corso. Sulla possibilità prevista dal decreto Cutro che venga tolta la protezione speciale, il cardinale Zuppi ha auspicato che si pensi innanzitutto a far bene la protezione 'normale': "garantire diritti e combattere l'illegalità con la legalità. La porta deve essere aperta e bisogna avere criteri seri per garantire il diritto". Per padre Camillo Ripamonti si tratta di un rischioso passo indietro che rischia di riportare in una situazione di irregolarità decine di migliaia di persone.
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