"L’Italia ha perso il sorriso?", a Trieste rispondono i giovani
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Due giorni in cui immaginare il proprio futuro, comprendere quali sono gli strumenti per realizzarlo e costruire, così, la felicità. La sesta edizione del Festival della Comunicazione non Ostile, in corso fino ad oggi, sabato 27 maggio, a Trieste, mira a far incontrare diverse sensibilità con un obiettivo comune: sensibilizzare il pubblico rispetto a rischi e opportunità legati all’utilizzo della rete e sull’adozione di una comunicazione non ostile. L’evento è ideato da Parole O_Stili e organizzato da SpazioUau.
In Italia si è meno felici
A livello globale la maggior parte dei cittadini si dichiara molto o abbastanza felice, una percentuale pari a 57 punti. In Italia il dato è opposto: solo il 48% delle persone risponde positivamente alla domanda. È quanto emerge dai risultati dell’indagine Global Trends di Ipsos presentata in occasione del Festival. Diversa era la situazione nel 2020, prima della pandemia, quando la felicità degli italiani raggiungeva il 62%. Un calo di 14 punti percentuali, a fronte di un decremento molto più contenuto a livello globale (-6%). Questa dinamica è iniziata anche prima del Covid-19 e ha visto il livello di felicità passare in poco più di un decennio dal 73% al 48%.
La speranza nei giovani
La prospettiva cambia se ad essere intervistati sono i più giovani. Quasi 6 su 10 dichiarano infatti di essere abbastanza o molto felici, esattamente il 58% degli under 25 Italiani, incidenza che per Millennials e Generazione X scende però di 10 punti percentuali. “La percezione della felicità da parte delle nuove generazioni è confermata anche dal loro approccio ai social. Mentre noi adulti abbiamo usato Facebook e Twitter principalmente per lo scambio di informazioni, pensieri, opinioni troppo spesso sfociate in polemiche dai toni aggressivi, i giovanissimi, nel vivere le loro vite digitali, scelgono principalmente di esprimere questa loro felicità, su piattaforme come TikTok o BeReal. Creatività e leggerezza - che non sono però sinonimo di superficialità – risultano quindi due tratti importanti di una generazione naturalmente proiettata verso il futuro e che ha bisogno di guardarlo con ottimismo”, dichiara Rosy Russo, presidente dell’Associazione Parole O_Stili.
La scuola, garanzia per il futuro
Il 74,7% dei ragazzi e delle ragazze intervistate all’interno dell'indagine condotta dall’ Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, con il supporto di Ipsos, ha espresso poi un giudizio positivo e superiore alla sufficienza nei confronti della propria esperienza scolastica e della stessa istituzione. Tra le diverse fasce d’età, i più soddisfatti sono i giovani che rileggono questa esperienza a maggior distanza di tempo, ovvero quelli che oggi sono nella fascia dei trentenni (75,5%), seguiti da quelli che hanno terminato gli studi da poco (74,2%). I dati sono un’anticipazione dei risultati raccolti nel Rapporto Giovani 2023 (edizioni Il Mulino) in libreria dal 16 giugno. L’indagine ha coinvolto 2mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni.
Imparare i linguaggi degli altri
"Le distanze fanno parte della vita, per esempio la distanza generazionale" e spesso le distanze "anche se non colpevoli diventano sofferenze", si pensi "alle incpmprensioni tra le generazioni o tra i popoli di lingue diverse. Vi auguro di aiutare le diverse generazioni a comprendersi, a imparare gli uni i linguaggi degli altri". Lo ha affermato monsignor Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, intervenendo al Festival e sottoscrivendo il Manifesto della comunicazione non ostile. "Non è una colpa il trovarci a parlare lingue diverse, lo è - ha sottolineato - il non cercare di comprenderci e di dire nella lingua dell'altro quanto ci sta a cuore ilamminare insieme e nel rispetto, senza ferire e senza essere feriti". Per il vescovo questo tendere a una comunicazione non ostile è dunque "un impegno" e "vuole essere anche l’umile riconoscimento che non sempre la nostra comunicazione è stata fraterna e rispettosa. Abbiamo da chiedere perdono. Abbiamo da imparare ed è bello che - ha concluso - nelle modalità più sorprendenti riconosciamo che Dio ci indica la strada".
Il programma odierno
Particolarmente ricca di appuntamenti è la giornata di sabato 27 maggio, quella conclusiva del Festival. Tra gli altri, l’incontro dal titolo “Non ci sono più i social di una volta”, focalizzato sull’evoluzione dei social nel racconto dei suoi protagonisti e che potrà contare sulla presenza di Padre Lucio Ruiz, Segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e Capo Ufficio del Servizio Internet Vaticano; Cathy La Torre, avvocata, attivista e influencer; Giorgio Soffiato, AD di Marketing Arena Spa e Giulio Pasqui, Founder di Webboh. Ad alternarsi sul palco saranno poi personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, e dell’università e delle istituzioni. Numerose anche le storie, tra cui quella di PizzAut, un vero e proprio laboratorio di inclusione fondato da Nico Acampora che ha portato all’apertura a Milano e Brescia dei primi due locali gestiti interamente da persone affette da autismo.
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