Dal Papa la voce dei palestinesi, Lazzarini (Unrwa): la pace mai così lontana
Marine Henriot - Città del Vaticano
In Vaticano “per portare la voce dei rifugiati palestinesi”, perché oggi nella regione c'è la sensazione che la “comunità internazionale abbia voltato le spalle ai rifugiati e non sia più interessata a cercare di risolvere questo conflitto". Philippe Lazzarini, Commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente dell’UNRWA, incontra il Papa, in udienza privata, per parlare del “conflitto più lungo del mondo” e per ribadire che "la pace non è mai stata così lontana come oggi". Proprio nelle scorse ore sono riprese gravissimi gli scontri tra gruppi armati della Striscia di Gaza e Israele, al terzo giorno di un'escalation che ha causato la morte di 25 palestinesi, tra cui bambini. "La Santa Sede ha un'autorità morale molto forte e oggi ha un ruolo da svolgere nella sensibilizzazione", spiega Philippe Lazzarini a Vatican News- Radio Vaticana.
Calo degli stanziamenti finanziari
Dal 2010, i principali donatori hanno ridotto gli aiuti all'Agenzia. "Siamo in una situazione in cui il conflitto israelo-palestinese non è più una priorità. Questo genera anche molta indifferenza, soprattutto nel mondo arabo", deplora l'alto funzionario delle Nazioni Unite. I contributi del mondo arabo rappresentano circa il 4% del totale. Gli Stati Uniti, principale donatore fino all'arrivo del presidente americano Donald Trump, hanno sospeso il loro contributo nel 2018 per poi riprenderlo nell'aprile 2021. Sulla difficile situazione finanziaria in cui si trova l'Unrwa, con il calo degli stanziamenti da un lato e l’aumento dei bisogni dall'altro, in un drammatico contesto di inflazione, Lazzarini non nasconde le preoccupazioni: "L'agenzia si trova in una situazione assolutamente impossibile. Ci viene chiesto di agire come uno Stato in termini di istruzione e sanità, ma non abbiamo i mezzi finanziari di uno Stato e la stessa situazione finanziaria dell’Agenzia è la sua principale minaccia esistenziale". L'anno prossimo l'Unrwa, che nacque per essere una istituzione temporanea, compirà il suo 75mo anniversario. È un'opportunità per le Nazioni Unite di mobilitare nuovamente la comunità internazionale e di rimettere in moto i negoziati per risolvere il conflitto più lungo del mondo.
Due narrazioni inconciliabili
L'Unrwa ha circa 30.000 dipendenti, la maggior parte dei quali sono palestinesi. L'Agenzia fornisce servizi educativi e sanitari di base a 5,7 milioni di rifugiati palestinesi in Libano, Siria, Giordania, Cisgiordania occupata e Striscia di Gaza. In 75 anni di esistenza, ha dato accesso all'istruzione a quasi 2 milioni di palestinesi. Per quanto riguarda le critiche sull'incitamento alla violenza che spesso vengono rivolte all’Unrwa, il Commissario desidera fare chiarezza: "Molto spesso gli attacchi si concentrano sui libri di testo che vengono insegnati nelle scuole della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, dove l'Agenzia viene erroneamente accusata di promuovere l'incitamento alla violenza quando non fa altro che applicare il programma scolastico palestinese o quello dei Paesi che ospitano i rifugiati". Il punto è che "la narrazione palestinese non è ovviamente la stessa della narrazione dell'identità israeliana, e che in una situazione in cui il conflitto rimane irrisolto, è impossibile conciliare le due narrazioni".
Il diritto al ritorno, un'utopia?
Secondo una risoluzione delle Nazioni Unite del 1972, i palestinesi hanno il diritto inalienabile di ritornare alle loro case e proprietà da cui sono stati sfollati e sradicati, mentre secondo una risoluzione della Lega Araba del 1948, i Paesi arabi che ospitavano i palestinesi non potevano concedere loro la cittadinanza. Perché il diritto al ritorno non sia un'utopia, "è necessario riprendere un processo politico, che oggi sembra molto, molto lontano", lamenta Philippe Lazzarini. Il 2022 è stato l'anno più letale dal 2004, con almeno 235 morti durante le violenze, il 90% dei quali palestinesi. Quest'anno, almeno 132 palestinesi, 19 israeliani, e due stranieri sono rimasti uccisi in violenze legate al conflitto israelo-palestinese. “Abbiamo l'impressione che ogni giorno – conclude il Commissario dell’Unrwa – mentre andiamo avanti, in realtà regrediamo rispetto alla prospettiva di un vero accordo politico che sia equo per tutte le popolazioni della regione".
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