Sudan, combattimenti nonostante la tregua. Colpiti gli ospedali a Khartoum
Marco Guerra – Città del Vaticano
Si registrano ancora violenze in Sudan nonostante sia in vigore, fino alle 24 di oggi, il cessate il fuoco di 72 ore siglato lunedì tra l’esercito governativo e i ribelli delle Forze di supporto rapido (Rsf). Durante la notte nella città gemella di Khartoum, Omdurman, ci sono stati attacchi aerei e sparatorie, mentre gli scontri hanno infuriato in tutta la capitale, soprattutto nelle aree intorno alle principali infrastrutture governative e militari nel centro della città. Raid aerei ed esplosioni sono state udite anche durante la mattinata di mercoledì. Gli ospedali di Khartoum hanno segnalato sempre più attacchi sulle loro strutture e un attacco aereo su un'area fuori dall'ospedale East Nile, nel nord della capitale, ha ucciso almeno tre ambulanti e un bambino. Gli scontri finora hanno provocato oltre 500 morti e 4600 feriti. Sempre sul fronte militare si segnala che 468 membri delle Forze ribelli paramilitari sudanesi, tra cui sette ufficiali, hanno annunciato di aver disertato ieri dalla Rsf e di essersi uniti al comando della 55/a brigata di fanteria a Kadugli, capitale dello Stato del Kordofan meridionale.
Coordinatore soccorsi Onu arrivato in Sudan
E mentre nella capitale la tensione resta altissima, questa mattina il sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore dei Soccorsi di emergenza dell'Onu, Martin Griffiths, ha annunciato su Twitter di essere arrivato in Sudan. L’esponente delle Nazioni Unite si trova a Port Sudan, una delle località dove maggiormente si concentrano stranieri e profughi che vogliano lasciare il Paese. Intanto in Sudan stanno arrivando i primi carichi di aiuti umanitari dall’inizio dei combattimenti. Secondo l’Unhcr sono ormai oltre 100mila le persone fuggite dal Sudan verso i Paesi confinanti, inclusi rifugiati sud sudanesi che fanno ritorno prematuramente nel Paese d'origine e rifugiati già presenti in Sudan. L’agenzia Onu per i rifugiati stima che oltre 800mila persone in fuga dal Sudan cercheranno rifugio nei Paesi limitrofi nelle prossime settimane.
Ragazzi (Ispi): sostanziale equilibrito tra le parti in lotta
Lucia Ragazzi, ricercatrice dell’Ispi ed esperta dell’area, spiega a Vatican News che la violenza scoppiata il 15 aprile “non si è ancora appianata perché assistiamo ad una sostanziale parità delle forze in campo”, con l’esercito regolare fornito di armamenti migliori e le Forze di supporto rapido che invece possono contare su truppe numerose; la ricercatrice fa inoltre notare la mancanza di volontà delle parti di sedersi seriamente ad una tavolo delle trattive “nonostante le pressioni internazionali”. Ragazzi ricorda infatti i tentativi del presidente di Sud Sudan, Salva Kiir, di aprire un tavolo negoziale a Juba, con il supporto di tutti i Paesi della regione del Corno d’Africa. “Si parla anche della possibilità di una mediazione in Arabia Saudita”.
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