Sudan, aiuti umanitari alla popolazione ma no al cessate il fuoco
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Il braccio di ferro
Posizioni ancora troppo distanti - afferma un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano - tra la giunta militare golpista, guidata dal capo dell'esercito sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, e il suo vice, Mohamed Hamdan Daglo, che comanda le potenti Forze Paramilitari di Supporto Rapido (RSF)
Un primo passo
Il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan ha dichiarato via Twitter che i colloqui e l'impegno a proteggere i civili sono un primo passo, e "altri passi seguiranno".
Le drammatiche cifre
Gli ultimi scontri hanno scosso Halfaya, punto di accesso alla capitale Khartoum, gettando i civili nel caos. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 700mila i profughi interni 150 mila hanno trovato riparo negli Stati confinanti. più di 600 persone sono state uccise e più di 5.000 ferite negli scontri.
L'appello della Santa Sede
La Missione permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra ha ribadito la “profonda preoccupazione” per la grave situazione di conflitto e violenza che si sta verificando in Sudan. Nell’intervento dell' 11 maggio, dinanzi all’aumentare delle “sofferenze del popolo”, la Santa Sede desidera “assicurare ancora una volta la vicinanza spirituale, le sue preghiere e la sua solidarietà al popolo sudanese, in particolare agli sfollati e ai rifugiati".
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