Tunisia, spari nella sinagoga di Djerba: quattro morti e diversi feriti
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Sangue e terrore in Tunisia. L’attentatore della sinagoga di Djerba è stato ucciso dalle forze di sicurezza tunisine, che presidiavano il tempio ebraico, affollato da centinaia di fedeli che partecipavano all’annuale pellegrinaggio di Lag B’Omer, una celebrazione che cade nel 34esimo giorno a partire dalla prima sera di Pesach, la Pasqua ebraica. Puntava a raggiungere l’interno della sinagoga, già colpita nel 2002 da un attentato di Al Qaeda: l’esplosione di un camion bomba aveva ucciso 21 persone, e nel 1985, un'altra azione terroristica aveva provocato tre vittime.
Una decina i feriti
La polizia tunisina ha ricostruito la dinamica dell’azione del militare, anche se il ministero dell’interno al momento si rifiuta di ipotizzare un attentato terroristico, dichiarando solo che le autorità sono impegnate a scoprire “le ragioni di questo attacco codardo”. L’uomo, dopo aver ucciso il collega, ha preso le sue munizioni, ed ha cercato di raggiungere il tempio, iniziando a sparare contro le unità di sicurezza e uccidendo due civili, un trentenne tunisino e un francese di 42 anni, ferendo anche sei poliziotti e 4 fedeli. Gli agenti hanno risposto al fuoco e anche l’assalitore è morto.
I tunisini di fede ebraica
Secondo gli organizzatori, più di 5.000 pellegrini ebrei, principalmente dall'estero, hanno preso parte quest'anno al pellegrinaggio alla Ghriba, la sinagoga più antica dell'Africa, ripreso lo scorso anno dopo un'interruzione di due anni a causa dell'epidemia di Covid-19. Il pellegrinaggio è al centro delle tradizioni dei tunisini di fede ebraica, che non superano i 1.500, per lo più stabiliti a Djerba, contro i 100 mila prima dell'indipendenza nel 1956. Altri pellegrini giungono tradizionalmente da vari Paesi europei, Stati Uniti o Israele. Il loro numero si è drasticamente ridotto dopo l’attentato suicida del 2002.
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