Guerra in Ucraina, la Russia valuta il ritiro dall'accordo sul grano
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
“Pensiamo di uscire dall’accordo sul grano, soprattutto se il corridoio viene utilizzato dall’Ucraina per attacchi con l’aiuto dei droni”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un incontro con i corrispondenti di guerra di Mosca, riferendosi all'accordo raggiunto a Istanbul lo scorso 15 luglio e che prevedeva la partenza di navi con il frumento ucraino e anche l'esportazione di fertilizzanti russi. Il leader del Cremlino ha poi aggiunto che la Russia, “in caso di ritiro dall’accordo, sarà pronta a fornire gratuitamente ai Paesi più poveri la quantità di grano sufficiente al fabbisogno proveniente dall'Ucraina”.
L’economia come misura bellica
“Quando si è in guerra si fanno manovre e azioni scelte all’interno di questa logica, quindi sono forme di ritorsione che non devono stupire quando osserviamo una guerra”, spiega a Radio Vaticana – Vatican News Luigino Bruni, economista e giornalista italiano. “Il problema è che, se il grano torna ad essere insufficiente, rischiamo una crisi. Il grano ucraino è una risorsa fondamentale per i mercati delle materie prime di tutta Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente”.
Le conseguenze per l’inflazione
L’invasione russa sta intensificando una crisi mondiale globale. Negli scorsi mesi anche l’Italia ha avuto un impatto, soprattutto sul settore energetico. “Il prezzo è tornato a livelli accettabili, ma l’inflazione non cala, perché non è un fenomeno che piò essere facilmente controllato. Una volta che l’inflazione cresce – continua l’esperto – si impiegano molti anni per farla scendere, perché condiziona anche i prezzi futuri”, oltre che quelli attuali.
La sicurezza alimentare
I Paesi più poveri del mondo subiscono ampiamente la crisi e vedono danneggiata l’accessibilità ai prodotti alimentari. Sono stati attivati per questo dei corridoi di solidarietà, ma “non ancora in modo sufficiente. Questa crisi bellica si aggiunge a una siccità che in certi Paesi africani va avanti da anni”, sottolinea Bruni. “Occorre fare molto molto di più. Purtroppo tutte queste zone sono martoriate da anni di scarsità idrica – conclude – e pagano anche le crisi europee dovute alle guerre”.
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