India, violenti scontri interetnici nello Stato di Manipur
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
La rivalità tra gruppi etnici torna a colpire l'India. Dal maggio scorso lo Stato nord-orientale di Manipur è stato teatro di gravissimi scontri, con un bilancio di oltre cento morti e migliaia di case e negozi bruciati o rasi al suolo. Quarantamila persone sono state evacuate dalle zone del conflitto in aree più sicure, dove vivono tuttora in campi di accoglienza. Secondo le autorità, almeno nove persone hanno perso la vita nei giorni scorsi e numerose altre sono rimaste ferite nel villaggio di Aigejang, poco lontano da Imphal, la capitale dello Stato.
Le ostilità interetniche
Il ministro degli Interni, Amit Shah, ha visitato lo Stato nei primi di giugno e, dopo aver incontrato i rappresentanti e i leader dei due gruppi, ha annunciato la costituzione di un “Comitato per la pace” che prevede la partecipazione di esponenti pubblici e chiesto alle parti in conflitto l’impegno per una sospensione delle ostilità. In conflitto sono i Kuki, minoranza tribale che vive sulle colline, ed i Meitei, che rappresentano i due terzi dei 2,5 milioni di abitanti dello Stato, che vivono nelle zone di pianura.
La scintilla degli scontri
Le violenze sono iniziate a seguito delle proteste di oltre cinquantamila Kuki e dei membri di altre comunità tribali contro la richiesta dei Meitei di ottenere uno status speciale, che consentirebbe loro di avere vantaggi relativamente al diritto di coltivare i terreni nelle foreste, nell'accesso a prestiti bancari a basso tasso di interesse e in ambito lavorativo. Nel frattempo, le forze di sicurezza proseguono la caccia alle armi illegali.
L’appello interreligioso
Fermare la spirale della violenza, che è sempre dannosa e lascia ferite profonde, fisiche e morali; offrire riparo e cura alle vittime; avviare un processo e un tempo di riconciliazione, a partire dall’esaminare le richieste delle esigenze delle comunità etniche coinvolte. È quanto chiedono i capi religiosi riunitisi al “Manipur Cultural Integration Council” nella città di Imphal. I 18 rappresentanti di comunità religiose, cristiani, musulmani, buddisti, culti locali e tradizionali, partecipando all’incontro, hanno deciso di lanciare un accorato appello per porre fine alla violenza in corso in Manipur e per esortare a un impegno congiunto per assistere le vittime.
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