Il ritiro della Wagner, tra gli applausi della folla
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Yevgeny Prigozhin, il capo della brigata Wagner, non verrà perseguito per il tentativo di ribellione. La stessa cosa varrà per i suoi uomini, dopo che, per un pugno di ore, prima del ritiro, deciso quando i miliziani erano a soli 200 chilometri da Mosca, si era pensato alla riuscita del ‘golpe’. Prighozin, di cui per il momento non si hanno notizie, riparerà in Belarus, il cui presidente Lukashenko, ha mediato per la fine della crisi. I suoi uomini, dalla destinazione ancora sconosciuta, hanno intanto lasciato Voronezh e Rostov, tra gli applausi della folla.
Il NYT: gli Stati Uniti sapevano
La ribellione di Wagner non influenzerà la guerra, ha fatto sapere il Cremlino, ma di diverso avviso è l’analisi di molti, che sottolineano la profonda instabilità della Russia a causa del, seppur fallito, ammutinamento. Intanto dagli Stati Uniti è il New York Times a riferire che le autorità Usa da giorni erano a conoscenza dei piani di Prigozhin.
L'offensiva di Kyiv
Kyiv, nel momento di confusione generato dalla Wagner, ha quindi lanciato un’offensiva sul fronte orientale che avrebbe portato, ieri, alla liberazione di posizioni nel Donbass conquistate dai russi nel 2014, in particolare di alcune parti dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Ed “è solo l’inizio”, aveva promesso ieri il presidente Zelensky. Stamane si sono registrate forti esplosioni nella regione di Zaporizhzhia, dopo un allarme aereo sulla città e l'area circostante. Un morto si è registrato a Kherson, dove le bombe russe hanno centrato un condominio di 5 piani, mentre nella notte i russi hanno colpito 9 villaggi nell'oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell'oblast di Dnipropetrovsk, con almeno una vittima, un uomo di 71 anni. È intanto salito a cinque il numero dei morti nell’attacco missilistico di ieri contro un edificio residenziale di 24 piani a Kyiv.
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