Roberto Morozzo della Rocca: il Papa, angelo custode dell’umanitario
Francesca Sabatinelli – Vatican News
Sono uno strumento di ingresso legale, di integrazione sociale ed economica. Permettono inoltre di tenere presente sia i diritti umani, che le esigenze dei Paesi ospitanti, ecco perché i corridoi umanitari sono da considerarsi una risposta ad una crisi planetaria, esattamente come indica il titolo del nuovo libro di Roberto Morozzo della Rocca, "Corridoi umanitari. Una risposta a una crisi planetaria", pubblicato dalla San Paolo Edizione, di recente uscita.
La speranza dei corridoi umanitari
L’autore, ordinario di storia contemporanea all’Università Roma Tre, e membro della Comunità di Sant'Egidio, spiega come questo strumento, legale, offerto a persone in fuga da guerre, persecuzioni, e diretto soprattutto a famiglie con bambini, persone con disabilità, donne sole, anziani e malati, che finora ha portato in Europa oltre seimila persone, rappresenti una grande speranza. Eppure non sono poche le resistenze che ancora si incontrano. È lo stesso autore a spiegarne le motivazioni a Vatican News-Radio Vaticana. “Da una parte c'è chi dice che dovrebbero esserci le porte aperte per far entrare tutti, ma questo è un po’ utopistico perché gli Stati tengono molto al controllo delle frontiere e quindi la critica è che i corridoi sono un alibi per gli Stati per non aprire le porte. Dall'altra c'è la visione negativa dell’immigrazione, che tocca anche i corridoi, poiché l’arrivo di persone extracomunitarie provoca sempre un po’ di fastidio a quella parte dell'opinione pubblica che vede negativamente questa diversità”.
A tutto questo però risponde l’entusiasmo delle comunità locali, del territorio, delle famiglie e delle parrocchie che accolgono e che ricevono la gratitudine di chi non è dovuto ricorrere ai trafficanti, evitando così di rischiare la vita sui barconi del Mediterraneo. “Si instaura un bel rapporto umano – aggiunge Morozzo della Rocca – quindi le persone che accolgono sono molto contente”. I corridoi hanno inoltre una importante connotazione ecumenica, essendo nati dalla collaborazione tra i cattolici della Comunità di Sant'Egidio - con il coinvolgimento della Conferenza episcopale italiana - e la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, la Chiesa valdese.
Le storie di integrazione
In Europa, ad oggi, si guarda ancora più alla sicurezza che alla salvezza, i corridoi umanitari rappresentano una giusta sintesi, poiché “coniugano la legalità con l’umanitario”. Il libro lo racconta, partendo sin dalla nascita di questa pratica, nel 2016, spiegandone il funzionamento, soffermandosi sulla sponsorship, sulla scelta dei beneficiari, sull’arrivo in Italia, sull’integrazione, e narrando anche le storie di chi è riuscito ad ottenere una totale integrazione o di chi, seppur lentamente, ha ritrovato un proprio equilibrio dopo aver subìto i pesanti traumi della guerra, come quella in Libia. L’Europa ha necessità dell’immigrazione, prosegue l’autore, che fa riferimento alla “Germania che sta cercando 2 milioni di lavoratori”, e all’Inghilterra “che ha fatto la Brexit per non ricevere immigrati dall'Europa, ma che contrariamente a tutti i proponimenti di chiusura, in tre anni ha ricevuto 1.000.000 di immigrati asiatici e li ha voluti perché ne ha bisogno”.
Francesco, angelo custode dell'umanitario
Troppe volte, prosegue il docente, “dei migranti economici o dei rifugiati si dà un’immagine catastrofista di disperati o di allucinati. Non è così, sono persone che, in più rispetto a noi, sono portatori di una sofferenza, ma anche di gratitudine”. La memoria va al 16 aprile del 2016, quando Francesco rientrò da Lesbo con a bordo dell’aereo alcune famiglie di rifugiati. Probabilmente è quella la fotografia più forte che possa raccontare i corridoi umanitari. Il Papa stesso, lo scorso 18 marzo, incontrando oltre 5 mila persone arrivate in Italia con questo sistema, ebbe modo di ripetere come i corridoi umanitari indichino una strada all’Europa. Lo ha detto con molta chiarezza, conclude Morozzo della Rocca, che era presente in Aula Paolo VI, “suscitando un entusiasmo generale di cattolici, cristiani e di persone di altre religioni, che vedono in lui il garante di una protezione umanitaria. C'è bisogno di avere un angelo custode dell'umanitario, in questo caso credo che si possa dire che sia il Papa”.
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