Le testimonianze dai teatri di guerra, la relazione è l'unica via per la pace
Andrea De Angelis - Rondine (Arezzo)
Il sorriso della giovane ucraina mostra allegria, gioia, per il clima di festa che si respira intorno. Gli occhi però non nascondono il dolore e la preoccupazione per quanto accade nel suo Paese. La collega russa le è accanto. Il suo volto è risoluto, sa che questo incontro è prezioso, significativo. Le due convivono a Rondine Cittadella della Pace, sono entrambe studentesse e mostrano, insieme, il loro impegno per un futuro di pace. Sono, assieme agli altri ragazzi, protagoniste dello YouTopic Fest 2023, in corso fino a domenica 11 giugno nel borgo toscano nei pressi di Arezzo. Giunto alla settima edizione, l'evento è incentrato sul conflitto, sull'importanza di riconoscerlo, senza mai negarlo, per trovare nuove forme di pacifica convivenza.
Ascoltare l'altro
"Penso che il dialogo sia necessario, è il modo più utile, il solo modo per costruire un futuro di pace", afferma la ragazza russa. "Siamo esseri umani, abbiamo la bocca per parlare e dobbiamo farlo. Abbiamo anche due orecchie per ascoltare, forse si ascolta troppo poco. A volte - ammette - parliamo più di quanto ascoltiamo". "Abbiamo fatto molto formazione per sviluppare conoscenze, ma anche - spiega la collega ucraina - per gestire le emozioni. La comunicazione non violenta è uno dei momenti più importanti, non è semplice, ma è una bella sfida. Non è solo comunicare, ma vivere, perché equivale a comprendere come si affronta il confronto con l’altro. Bisogna saper ascoltare i bisogni degli altri, il primo passo - sottolinea - è riconoscere i propri bisogni e poi ascoltare gli altri. Insieme".
Creativi per vincere il dolore
Il Papa tante volte ha invitato i giovani - e non solo - ad essere creativi nel costruire la pace. "Qui a Rondine abbiamo fatto la marcia, in questi giorni è in corso il festival". "La creatività - prosegue la studentessa russa - è un dono che abbiamo tutti da bambini, poi dobbiamo svilupparlo. In questo borgo la creatività è stimolata da tante idee diverse, dallo scambio e possiamo così trovare nuove soluzioni". La collega ucraina vive, a distanza, il dramma della guerra. "Non è semplice tutto questo, all’inizio avevo una forma di resistenza, di rifiuto quasi per tutto ciò che era festa, musica, allegria perché, pensavo, c’è la guerra. Il bisogno di divertirsi, di cantare, di danzare ora però è vivo in me, non mi oppongo più. Non è comunque facile vivere tutto questo - ammette - e sono un po’ instabile nel gestire le mie emozioni. Ora sono qui al festival, poi domani mi sveglio e vedo gli effetti della distruzione della diga di Kherson. Per me è molto difficile bilanciare queste emozioni contrastanti, l’equilibrio è una sfida quotidiana".
Cambiare in meglio
A chi non crede che sia possibile costruire una soluzione, cosa rispondono i giovani di Rondine? "Non posso dire 'si è sempre fatto così', la vita è fatta di eccezioni. Facendo relazioni si sviluppano le idee, la creatività e la pace interiore. Questo - afferma la studentessa russa - è il segreto per la pace: la relazione". Cambiare significa anche non arrendersi dinanzi al dramma della guerra. "In Ucraina la guerra è già iniziata da otto anni, ma non abbiamo smesso di vivere. Non si può smettere di vivere - dice con la voce rotta dall'emozione la giovane ucraina -, si deve cantare, bisogna avere dei progetti di vita, fare figli. Andare avanti con la vita". Il pensiero di questa studentessa, ventenne, va poi ai più piccoli. "I bambini non si possono proteggere dalle guerre, ma se guardo i ragazzi di Rondine, ai miei colleghi, penso subito che tutti loro hanno una vita difficile. Ma la nostra vita è questa, non ne abbiamo un’altra: la nostra vita è sempre la migliore possibile e questo è ciò che vorrei dire anche ai bambini che oggi vivono in Paesi di guerra. Qui a Rondine mi sento a casa, tutto questo spazio oggi è la mia casa. Mi sento fortunata ad avere avuto questa opportunità. Anche la mamma, il babbo, non lo abbiamo scelto, eppure dobbiamo stare insieme. Qui si sta insieme, si affrontano i conflitti e si impara a convivere. Mi piace immaginare che, ampliando il nostro sguardo, questo valga anche a livello mondiale. Non abbiamo scelto - conclude - il tempo in cui vivere la nostra vita, con chi farlo sullo stesso pianeta, ma dobbiamo farlo e possiamo riuscirci nel modo migliore riconoscendo i nostri bisogni e quelli degli altri".
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui