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Volontari al lavoro per evacuare i residenti dalle zone allagate a Kherson in Ucraina Volontari al lavoro per evacuare i residenti dalle zone allagate a Kherson in Ucraina 

Ucraina, catastrofe ambientale dopo il crollo della diga

Danni enormi nel Paese dopo il disastro a Nova Khakovka. Le autorità ucraine riferiscono che “600 chilometri quadrati della regione di Kherson sono sott'acqua”. L’onda di piena del fiume Dnipro ha causato morti e inondazioni, insieme a un’enorme chiazza di petrolio che la corrente sta portando verso il Mar Nero. Mauro Rossi (CNR): la questione più preoccupante è lo spostamento di sedimenti inquinanti lungo il fiume

Sofiya Ruda – Città del Vaticano

Un numero imprecisato di morti, migliaia di civili evacuati, migliaia di chilometri quadrati di campagna e decine di villaggi inondati, tutti i quartieri sud della città di Kherson sommersi. Il disastro ecologico in Ucraina dopo la distruzione della diga di Nova Khakovka è di enorme portata. I servizi di soccorso ucraini hanno evacuato più di 2mila persone dalle aree colpite. Lo straripamento della diga ha sommerso circa 600 chilometri quadrati. L’onda di piena del fiume Dnipro dalla diga distrutta è arrivata nel Mar Nero, portando con sé anche un’enorme chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate di olio da turbina della centrale idroelettrica distrutta.

Zelensky visita Kherson

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha preso parte a una riunione operativa con i responsabili locali nella regione alluvionata di Kherson. “Ho visitato un punto di guado dove la gente viene evacuata dalle aree inondate - ha detto il leader ucraino -. Il nostro compito è di proteggere le vite e di aiutare la gente il più possibile. Ringrazio i soccorritori e i volontari! Ringrazio tutti coloro che sono coinvolti in questo compito!”.

Il presidente Volodymyr Zelensky con i medici durante la sua visita ai residenti locali evacuati
Il presidente Volodymyr Zelensky con i medici durante la sua visita ai residenti locali evacuati

Il disastro ecologico

“Ci sono diverse dighe lungo il fiume Dnipro dove nella parte bassa viene accumulato del sedimento ricco di pesticidi e metalli pesanti”, spiega a Radio Vaticana – Vatican News Mauro Rossi, primo ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del CNR. “La rottura della diga potrebbe causare una sostanziale erosione di sedimenti inquinanti, oltre al rilascio di sostanze pericolose”.

Ascolta l'intervista a Mauro Rossi

L’elevato rischio di inquinamento

La chiazza di petrolio di 150 tonnellate che la corrente sta portando verso il Mar Nero preoccupa molto. “Si andrà incontro ad un elevato tasso di inquinamento in prevalenza nelle principali zone a ridosso della diga – continua l’esperto – e gli effetti potranno essere difficilmente fronteggiati in questa condizione”. La questione che al momento sembra essere molto rilevante, spiega Rossi, riguarda lo spostamento dei sedimenti lungo il fiume. “Il fondo del bacino è carico di sedimenti estremamente ricchi di pesticidi e metalli pesanti che si accumulano per effetto della diga”, sottolinea il ricercatore. A causa della rottura di quest’ultima, questi potrebbero essere trasportati lungo il fiume. “Questo è un problema perché questi sedimenti non possono essere facilmente rimossi”.

I problemi per la popolazione e gli animali

Sono migliaia le persone colpite dalla catastrofe e innumerevoli i rischi che corrono. “Ci sarà un sostanziale problema legato alle esondazioni del fiume che ha interessato già gli insediamenti umani lungo le rive. Dopodiché – prosegue l’esperto – ci sarà un problema legato alla possibile coltivazione in queste aree”. Le problematiche per la salute umana, evidenzia, sono preoccupanti, a causa dell’utilizzo limitato di acqua. Gli animali, inoltre, soffrono molto questa emergenza. La biodiversità che esiste nel bacino è già messa a dura prova dagli ampi tassi di inquinanti caratteristici di questo fiume. Dopo il crollo della diga, inoltre, nelle zone colpite queste sostanze porteranno molti animali a morire nel corpo idrico, ma non solo. “Anche all’esterno tutte quelle aziende agronomiche che allevano bestiame - conclude - potranno risentire dell’inquinamento”.

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08 giugno 2023, 15:00