Manifestazioni e arresti in Israele contro la riforma della giustizia
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Sono stati 77 gli arresti effettuati ieri dalla polizia israeliana nel corso di una nuova giornata di protesta nei confronti della riforma giudiziaria voluta dal governo di Benyamin Netanyahu. Tra gli arrestati anche un capitano dell'esercito. In quello che i manifestanti hanno nominato “Giorno di resistenza” ci sono stati cortei, strade bloccate, cariche della polizia e scontri che hanno interessato in particolare Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme ma anche altre località. A Tel Aviv la polizia è riuscita a disperdere in serata la maggior parte dei manifestanti radunati in circa 7 mila, 10 mila secondo gli organizzatori, nei pressi dell’l'aeroporto Ben-Gurion, principale scalo internazionale di Israele, una protesta che comunque non ha interferito con i servizi aeroportuali. Secondo fonti della polizia sarebbe stato fermato anche un giovane sospettato di aver investito con un auto, durante le manifestazioni, un agente a Beersheba, nel sud del Paese, non rispettando l’alt ad un posto di blocco.
Prima approvazione della riforma
Circa 300 riservisti dell'unità informatica militare di Israele, inoltre, hanno firmato una lettera dicendo che non si sarebbero offerti volontari per il servizio e giustificando la decisione con il fatto che il governo ha dimostrato che "è determinato a distruggere lo Stato di Israele" con la controversa riforma giudiziaria. La notte precedente le proteste di ieri, il parlamento israeliano aveva approvato in prima lettura, sulle 3 previste, la modifica della "clausola di ragionevolezza" che limita le capacità della Corte Suprema di intervenire, in determinati casi, su provvedimenti del governo, di singoli ministri e altri funzionari eletti, clausola considerata dall'opposizione uno dei punti principali della riforma.
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