Il Confine, il Festival di Emergency che abbatte le frontiere
Camilla Dionisi - Città del Vaticano
Dalla geografia alla politica, dalle arti all’antropologia, passando per la scienza e la letteratura. Il confine può assumere il significato di frontiera letale, differenza marginalizzante, punto da raggiungere o elemento identitario da definire e ridefinire. È proprio questo il tema al centro della terza edizione del Festival di Emergency, che si svolgerà dal primo al 3 settembre a Reggio Emilia, e quest’anno ha il titolo “Il Confine”.
Una riflessione sulla parola “confine”
Spiegando gli obiettivi dell’iniziativa, la direttrice Simonetta Gola sottolinea che il tema del Festival di quest'anno è da intendere non solo come limite fisico e geografico tra Paesi ma anche come orizzonte da superare. “L'anno scorso - spiega Gola - abbiamo avuto 12 mila presenze: tutti gli eventi sono andati esauriti, e abbiamo trovato grande accoglienza sia da parte delle istituzioni di Reggio Emilia, sia da parte del pubblico che è arrivato un po' da tutta Italia. Anche quest’anno vogliamo far partire una riflessione e un dialogo comune”.
“Spesso – prosegue la direttrice - ci sembra che ci siano dei confini invalicabili, anche solo per il fatto che nessuno li ha superati prima, che siano molto più impegnativi di quello che poi alla fine sono realmente. Guardare al mondo – conclude - con l'idea che le cose si possano cambiare è il primo passo per cambiarle effettivamente”.
Un Festival rivolto a tutti
Eventi, incontri, presentazioni ma anche giochi, laboratori e rassegne. L’iniziativa è fatta per coinvolgere tutti, dai più grandi ai più piccoli, proprio perché è importante che la riflessione su confini e frontiere sia accessibile in un clima di vera solidarietà. “Possono partecipare veramente tutti”, fa notare Simona Gola. “Ci sono attività per bambini e ragazzi, laboratori di approfondimento e incontri di riflessione sulla comunicazione delle emergenze. Non solo: sono in programma incontri con artisti e con esperti di vari settori. Un'offerta quanto più varia possibile perché non sempre la lettura che diamo ai confini è univoca”.
Un ricco programma per una riflessione collettiva
I tre giorni del Festival vedranno la partecipazione di artisti, scrittori, giornalisti, sociologi, pedagogisti, musicisti e molti altri. Come spiega ancora Simonetta Gola, i temi da affrontare sono molteplici, e altrettante le attività organizzate: “Abbiamo una mostra che racconta le attività di ricerche e soccorso in mare, un progetto molto importante per far capire chi sono le persone che attraversano il Mediterraneo, i loro problemi e i modi per aiutarli perché non hanno canali di accesso legali e sicuri in Europa”.
“C'è uno spazio di riflessione importante sulla migrazione però ci sono anche argomenti più strettamente individuali, ad esempio il confine dell'adolescenza fino al confine tra salute fisica e mentale. Chi parteciperà all'evento – conclude la direttrice - uscirà con nuove consapevolezze su come affrontare i limiti che ci troviamo di fronte e i vari limiti con cui ci misuriamo tutti i giorni”.
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