Ecuador, ballottaggio tra Gonzalez e Noboa. Vince il no alle trivelle in Amazzonia
Marco Guerra – Città del Vaticano
In Ecuador sarà un ballottaggio tra la candidata di centro-sinistra Luisa González, 45 anni, rappresentante del movimento Revolución Ciudadana, che si è aggiudicata il primo turno delle elezioni presidenziali col 33,17% dei voti, e Daniel Noboa, 35 anni, imprenditore, rappresentante del movimento di centro-destra Adn, che ha raccolto il 24,16% dei consensi. Uno scenario che va oltre le previsioni della vigilia. Seguono gli altri candidati a partire da Christian Zurita, il giornalista che ha sostituito in corsa Fernando Villavicencio, ucciso dai narcos in campagna elettorale. Secondo gli analisti la partita per il ballottaggio è aperta perché Noboa, nonostante lo svantaggio da colmare, potrebbe intercettare il consenso degli elettori di tre candidati fermatisi al primo turno.
Operazioni di voto senza violenze
Domenica 20 agosto la giornata di voto, con otto candidati in lizza, è trascorsa nella calma, senza incidenti, e non influenzata dal clima di violenza che ha segnato tutta la campagna elettorale e generato dalle bande dei narcotrafficanti che lo scorso 9 agosto hanno ucciso Fernando Villavicencio, aspirante alla presidenza per il partito centrista Construye. Il Paese resta attanagliato anche da un’annosa crisi economica che ha impoverito la popolazione. Dopo tre giorni dalle elezioni presidenziali, l'agenzia statunitense Fitch ha ridotto il rating del Paese da B- a CCC, segnalando un significativo deterioramento dei conti fiscali, con prospettive di maggior deficit e meno spazio di finanziamento.
I referendum contro le estrazioni, vittoria degli ambientalisti
González e Noboa si sfideranno il prossimo 15 ottobre, nel frattempo l’Ecuador, che ha registrato una forte affluenza (ha raggiunto l’82%), ha voluto mandare un segnale contro le intimidazioni della criminalità e per la ripresa del controllo del territorio. Ma domenica gli ecuadoregni si sono recati alle urne anche per esprimersi su due referendum sulle attività estrattive. Con una decisione storica che potrebbe rappresentare un primo passo per la difesa dell’Amazzonia, gli elettori hanno dato il loro assenso per fermare le trivellazioni petrolifere nel parco nazionale Yasuni, nell'Amazzonia ecuadoriana, e l'estrazione di minerali e oro nel Choco Andino, non lontano da Quito.
Tonello: servizi pubblici distrutti
Per raccogliere una testimonianza sulle condizioni in cui versa il Paese del Sudamerica abbiamo intervistato Bepi Tonello, fondatore e presidente del Banco Codesarrollo - istituto di finanza etica del Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio (FEPP), senza scopo di lucro, fondazione patrocinata dalla Conferenza Episcopale Ecuadoriana – che conferma il grave deterioramento della sicurezza e della situazione economica: “La gente ha paura ad uscire, ci sono anche 20 omicidi al giorno causati dalla lotta per il controllo del mercato della droga. Dal canto suo il popolo vuole superare il governo di Guillermo Lasso perché sono stati distrutti i servizi pubblici come la sanità, la scuola e il trasporto pubblico, il risultato è una diminuzione di otto punti dell’occupazione e la ripresa dell’emigrazione verso l’estero”.
Finanza etica, antidoto contro la povertà
Tonello, che risiede in Ecuador da oltre trent'anni, si sofferma anche sul problema dell’adozione del dollaro come valuta nazionale, che ha dato stabilità ma ridotto le esportazioni. La povertà, secondo Tonello, ha fornito manodopera ai trafficanti di droga ma è lo Stato che è “infiltrato a tutti i livelli”, per questo è necessario portare trasparenza nelle istituzioni e soprattutto creare posti di lavoro, sottolinea il presidente della banca etica, e questo può essere fatto “tramite l’economia sociale e solidale”. Tonello racconta quindi il coraggio di tante donne che chiedono piccoli prestiti per comprare strumenti per lavorare e portare avanti la loro famiglia, e questo “salva i figli dalla violenza”. “La Chiesa in questo momento è l’attore sociale più importante in Ecuador, sia attraverso la pastorale sia attraverso le opere sociali", spiega. "Il Fondo Popolorum Progressio è composto da 600 persone, si tratta dell’Ong più grande del Paese che ha una banca, una scuola di formazione ma ci sono tante altre espressioni di una Chiesa molto attiva”.
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