Il presidente Mattarella al Meeting di Rimini: lavorare per fermare la guerra
Alessandro Guarasci - Rimini
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto abbracciare il Meeting di Rimini. Arrivato intorno alle 11, ha visitato la fiera, le mostre, i padiglioni. A lungo applaudito dal popolo del Meeting, si è fermato a parlare con tanti volontari, che gli hanno raccontato delle loro storie, del loro impegno. Dal palco, riprendendo il tema della manifestazione, ha indicato che “amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza, e dal dialogo. E, anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica”. Ma, ha voluto rimarcare che “non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti".
Una pace giusta
Proprio sulla guerra in Ucraina si è soffermato il Presidente, ricordando che “l’Europa che conosciamo è nata da un reciproco impegno di pace che i popoli e gli Stati si sono scambiati, dopo l’abisso della seconda guerra mondiale. Su quella pace, sono stati edificati i nostri ordinamenti di libertà, di democrazia, di diritto eguale. Su quella pace, è cresciuta la cultura, la civiltà degli europei. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra. È contro lo strumento della guerra, che siamo impegnati nell’impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire, una pace giusta”.
Per i migranti ingressi regolari
Chi è arrivato al Meeting poi ha applaudito in modo convinto il passaggio sui rifugiati, perché i “fenomeni migratori, vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”. Il Presidente ha rivelato che “nello studio, dell’appartamento, dove vivo, al Quirinale, ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino,di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che nella fodera della giacca aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto, la dimostrazione che voleva venire in Europa per studiare”. Dunque vanno garantiti arrivi sicuri, per evitare le tragedie dell’’immigrazione. “Soltanto ingressi regolari, sostenibili, - ha sottolineato Mattarella - ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale”
L'amicizia sociale della "Fratelli tutti"
Per il Capo dello Stato “Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, ha parlato di ‘amicizia sociale’ come orizzonte di un nuovo, più intenso, dialogo tra le generazioni; tra la cultura popolare e quella accademica; tra l’arte, la tecnologia, l’economia. Un rinnovato umanesimo nel tempo dell’innovazione, in cui avanzano le neuroscienze, la robotica, l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica, le frontiere della medicina, le tecnologie digitali. L’amicizia sociale è una dimensione che lega la comunità nell’affrontare le sfide della storia”.
La Costituzione italiana per espellere l'odio
La Costituzione italiana ha nella concordia il suo fondamento, perché essa nasce "per superare, per espellere, l'odio, come misura dei rapporti umani. Quell'odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza". Dunque, “le nostre istituzioni, sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento - attraverso la coesione, dunque la solidarietà - di sentimenti di rispetto e di collaborazione: l’amicizia, riempie questi rapporti, rendendoli condizione per la felicità. Sono i sentimenti e i comportamenti umani che esaltano la vita della comunità. Il benessere, consentito dalla pace - di cui, sino a ieri, ha potuto godere l’Europa - è frutto di questa visione. È la discordia, che lo pone a rischio”.
L'apporto dei Cattolici alla democrazia
Il presidente Mattarella ha poi ricordato il convegno di Camaldoli, nel luglio del 1943, quando, un nucleo di intellettuali cattolici, provò a delineare, le caratteristiche e i principi, di un nuovo ordinamento democratico. “A Camaldoli, provarono – nella temperie più drammatica - a disegnare una democrazia, un ordinamento pluralista, fondato sull’inviolabile primato della persona e sulla preesistenza delle comunità rispetto allo Stato. Perché il bene comune è responsabilità di tutti. Come poc’anzi ricordavo, in Italia, abbiamo la fortuna di una Costituzione, orientata al rispetto della dignità di ogni persona, alle sue possibilità di realizzazione personale e, quindi, al perseguimento della felicità di ciascuno, nel rispetto del bene comune”. E quella Costituzione rimane ancora valida, perché essa, ha messo in luce il Capo dello Stato, è punto di riferimento per il futuro.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui