Niger, scaduto l'ultimatum Ecowas. I golpisti "pronti a rispondere ad attacchi"
Silvia Giovanrosa e Marco Guerra - Città del Vaticano
Allo scoccare della mezzanotte, ora locale, è scaduto l'ultimatum dato dall'Ecowas - La Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale - alla giunta golpista del Niger agli ordini di Abdourahamane Tchiani, comandante della Guardia presidenziale, che il 26 luglio scorso ha rovesciato il governo del presidente Bazoum con un colpo di Stato. I militari, che temono un attacco esterno, hanno chiuso lo spazio aereo. "Di fronte alla minaccia di intervento che si fa sempre più evidente dai Paesi vicini, lo spazio aereo del Niger è chiuso da oggi a domenica (...) fino a nuovo avviso", indica la Giunta in un comunicato, e precisa che "qualsiasi tentativo di violazione dello spazio aereo" porterà a "una risposta vigorosa e istantanea".
L’Ue chiede una soluzione diplomatica
Durante la riunione del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria, che riunisce i golpisti nigerini, è stata data notizia di un pre-schieramento militare in due Paesi dell'Africa centrale, ma non viene specificato quali siano. Intanto l’Unione Europea si schiera con l’Ecowas e chiede una soluzione diplomatica della crisi "che ripristini l'ordine costituzionale". Fonti militari dell'Ecowas intanto, hanno fatto sapere che serve ulteriore tempo per tentare di reinsediare con la forza il deposto presidente Mohamed Bazoum, arrestato dai militari. "Dobbiamo rafforzare le nostre forze prima di partecipare a una simile operazione militare", perchè "il successo di qualsiasi operazione militare dipende da una buona preparazione", ha affermato un comandante di alto rango di uno degli Stati membri dell'Ecowas. Secondo indiscrezioni, esiste infatti la concreta possibilità che venga data una proroga di altri sette giorni all'ultimatum. Il blocco dei Paesi Africani Occidentali, tuttavia, non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale a riguardo.
I vescovi della Nigeria contrari ad un intervento dell'Ecowas
Segue da vicino l’evoluzione degli eventi anche la Conferenza Episcopale della Nigeria che ha espresso la sua contrarietà ad un eventuale intervento militare in Niger invitando il presidente della Nigeria Bola Ahmed Tinubu "a dissuadere i capi di stato dell'Ecowas alla tentazione di entrare in guerra contro i golpisti". Il presidente dei vescovi della Nigeria, monsignor Lucius Iwejuru Ugorji, citato dall’Agenzia Fides, ha invitato a "fermare l'imminente spargimento di sangue che seguirà l'intervento militare".
La situazione nella Capitale Niamey
Nella capitale nigerina Niamey intanto, sono continui i blackout che portano a prolungate interruzioni dell'energia elettrica. A seguito delle sanzioni imposte dall'Ecowas, la Nigeria aveva dichiarato infatti l'interruzione della fornitura di corrente al Paese vicino. Rimangono sospese inoltre tutte le transazioni finanziarie e di servizi verso il Niger, così come stabilito da Bola Tinubu, che è anche presidente del blocco dei Paesi africani occidentali. Destano inoltre preoccupazione le condizioni di Bazoum, che si troverebbe agli arresti nella sua residenza insieme alla famiglia, senza acqua ed elettricità. Diversi Paesi ed organizzazioni, compresa l’Unione europea, continuano a chiederne il rilascio.
Casale (Africa): intervento Ecowas sarebbe deletario
“Di fronte all’ultimatum la giusta golpista si prepara, ma un intervento militare dell’Ecowas non può portare ad una soluzione pacifica in una zona che è già dominata dall’instabilità e dalle violenze”, spiega a Vatican News Enrico Casale, africanista e giornalista della rivista Africa. L’esperto dell’area ricorda poi che il Niger è uno dei Paesi più poveri del mondo, sebbene abbia un’importanza strategica nel Sahel, e dopo i colpi di Stato in Burkina Faso e Mali era rimasto uno dei pochi Paesi alleato delle potenze occidentali. “La caduta di governi filo-occidentali apre spazi a nuovi attori come la Russia e la Cina che si presentano senza un passato coloniale e sfruttano quindi la retorica anti-colonialista”, afferma Casale, che sottolinea anche i grandi interessi economici legati alle miniere di uranio presenti in Niger e molto utilizzate dalla Francia. Il Paese è inoltre “un crocevia per le rotte della droga e dei migranti”. “L’elemento sicurezza e quello economico giocano molto nelle vicende attuali del Niger” conclude Casale, ricordando che in Niger ci sono presenze di militari “statunitensi, francesi e anche italiani” proprio per cercare di controllare le rotte illegali.
Padre Albanese: Sahel in subbuglio
“Il golpe ha portato nuove divisioni nell’area. A favore dei golpisti si sono schierati il Mali e il Burkina Faso mentre sul versante opposto c’è l’Ecowas”, riferisce Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, giornalista e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali per il Vicariato di Roma. “L’Ecowas è intervenuta contro il colpo di Stato – prosegue il religioso - per via dei grandi interessi economici che gravano sul Niger”. Riprendendo l’invito di Papa Franceso a mettere “giù le mani dall’Africa”, pronunciato dal Pontefice in occasione del viaggio apostolico in Repubblica Democratica del Congo lo scorso febbraio, padre Albanese ricorda che l’Africa è un “boccone prelibato” per i grandi attori internazionali perché ricca di materie prime e fonti energetiche. Albanese infine sottolinea che c’è un contingente della brigata russa Wagner in Mali, ma ritiene che il coinvolgimento di Mosca nel golpe in Niger sia irrilevante. “Sicuramente ci sono Stati che non vogliono perdere lo sfruttamento di alcune risorse del Niger – conclude il giornalista – per questo si rischia una guerra per procura combattuta dagli africani”.
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