Il Niger tra evacuazione dei cittadini europei e timori per l’uranio
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Una situazione sempre più calda, che preoccupa il vecchio continente. L'Unione europea ha deciso di offrire al suo personale la possibilità di lasciare la città di Niamey, capitale del Niger, su base volontaria a seguito del recente colpo di Stato avvenuto il 28 luglio scorso. La sicurezza di questi uomini e queste donne, secondo la portavoce della Commissione europea, Nabila Massrali, è la priorità principale al momento: “Contribuiamo a questo, sostenendo gli Stati membri dell'Ue. Stiamo monitorando la situazione minuto per minuto", ha aggiunto. Per questo motivo la Francia sta preparando per questo pomeriggio una missione di evacuazione rivolta a tutti i cittadini europei che desiderano lasciare il Paese.
L’uranio nigerino
A preoccupare per il futuro del Paese è anche la forte presenza di uranio, di cui il Niger è uno dei più importanti fornitori per gli Stati dell'Unione. Il Paese africano è infatti ricco del prezioso metallo in forma naturale, che, dopo essere stato convertito, è utilizzato come combustibile. Secondo Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione europea, al momento non ci sarebbero rischi per la fornitura di uranio all'Ue: “La gran parte dell'uranio naturale importato dal Niger viene arricchito in Francia e una parte in Spagna. Ma va notato che l'uranio arricchito può poi essere usato in altri Stati membri", ha spiegato il portavoce. In ogni caso, "sono presenti scorte a sufficienza per far fronte a qualsiasi rischio di approvvigionamento nel breve periodo. Per il medio e lungo termine ci sono abbastanza depositi nel mercato globale per coprire le necessità dell'Ue", ha precisato Jahnz.
Il sentimento anti francese e gli interessi della Russia
Una crisi che non è soltanto una questione regionale o africana, ma coinvolge molti attori internazionali e che, come spiega a Radio Vaticana – Vatican News, Enrico Casale, africanista e giornalista della rivista Africa, si può interpretare come una crisi dell'influenza francese nell’area a favore di un nuovo attore, Mosca. “È interessante notare - dice Casale - come questo golpe sia avvenuto parallelamente al Forum che si è tenuto a San Pietroburgo tra Russia e Africa”. Secondo il giornalista, l'attenzione verso l'Africa mostrata da Putin servirebbe anche a scardinare l'isolamento nel quale il Paese si è trovato dopo l'invasione dell'Ucraina: "La Russia negli ultimi anni ha avuto un'influenza crescente, che è importante anche in sede ONU, perché i Paesi africani sono tanti e il loro voto conta”. Un malcontento nei confronti della Francia dovuto sia al suo passato coloniale, che agli interessi economici che il Paese europeo ha sempre esercitato sul Niger. "Sta montando - conclude Casale - una retorica anti coloniale e anti imperialista, che vede nella Cina e nella Russia un’alternativa al vecchio modello che viene ritenuto fallito”.
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