A Lampedusa una fiaccolata per le vittime migranti, ma proseguono gli sbarchi
Roberta Barbi e Leone Spallino – Città del Vaticano
Un corteo lungo e commosso, guidato dal primo cittadino e dal parroco, don Carmelo Rizzo, a partire dalle 20 di ieri sera ha attraversato la centralissima via Roma fino al porticciolo della Madonnina. In centinaia, isolani e migranti, hanno seguito la croce per le strade, mentre intorno proseguiva la gara di solidarietà verso i profughi. Intanto, sull’isola, si continua a sbarcare: 14 i salvataggi effettuati nell’arco di 12 ore, che hanno portato a Lampedusa altre 560 persone, facendo salire a oltre quattromila gli ospiti totali, mentre all’ora di pranzo nell' hotspot di Contrada Imbriacola, prima dei trasferimenti, si era sfiorata quota 5.500. Qui la Croce Rossa distribuisce pasti tre volte al giorno in un luogo che contiene un numero di persone almeno 8 volte maggiore di quelle che potrebbe ospitare. Tra questi, anche 291 minori non accompagnati. Uno di loro è un bambino di appena tre anni, i cui genitori sono morti durante la traversata del deserto libico: di lui si sta occupando la parrocchia di San Gerlando: anche qui i volontari proseguono senza sosta a preparare pasti e distribuire beni di prima necessità.
La solidarietà dei parrocchiani di San Gerlando
Don Carmelo Rizzo, parroco dell’isola, ha parlato ieri ai microfoni di Radio Vaticana - Vatican News, evidenziando come la solidarietà della sua comunità non si fermi neanche di fronte a una crisi così profonda.
“No, presso i parrocchiani non c’è stanchezza. C’è tanta generosità e voglia di fare”, ha detto, per poi raccontare le dure condizioni che hanno dovuto sopportare i migranti una volta sbarcati: “La giornata al molo è stata difficile, perché c’era un sole cocente e mancava l’acqua. L’attesa per loro era lunga vista l'imponenza degli arrivi. Si era generata un po’ di tensione, ma avevano solo bisogno di mangiare e dissetarsi”. Situazione resa più difficile dalle carenze materiali, che, per fortuna, sembrano risolvibili: “Credo che l’acqua inizi a scarseggiare, ma alcune navi di linea dovrebbero portarne. Servono anche medicine visto che ci sono diversi malati, anche le più comuni”, aggiunge Don Carmelo, che conclude parlando del grande senso di generosità della popolazione: “La gente qua riesce ad organizzarsi subito, apre le porte e quello che ha in casa lo mette a disposizione. Si ritorna proprio a fare quello che è giusto fare”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui