Nagorno Karabakh: prosegue l’esodo dei civili verso l’Armenia
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Nel Nagorno Karabakh e nell’intera area caucasica si stanno vivendo eventi destinati a modificare radicalmente l’assetto geopolitico dell’area e i rapporti tra Azerbaigian e Armenia e dei due Paesi con la Turchia e la Russia, rispettivamente vicini a Baku e Yerevan. Da quando il Nagorno si è autoproclamato indipendente nel 1991, alla fine della prima guerra tra Azerbaigian e Armenia, forse per la prima volta si è giunti ad una definizione netta della situazione nella regione. Le ultime operazioni militari azere, che hanno causato decine di vittime, sono poi sfociate in un accordo mediato da Mosca, che ha stabilito la sospensione delle istituzioni indipendentiste. In cambio Baku dovrebbe consentire una certa autonomia della regione abitata in maggioranza da popolazione armena.
Nuove alleanze
La schiacciante vittoria azera ha, dunque, risolto l’annosa questione del Nagorno Karabakh, ma lasciando una scia, con conseguenze inimmaginabili ora, nei rapporti tra vincitori e vinti. Secondo l’analista internazionale, Giuseppe D’Amato, la Russia sta perdendo il controllo del Caucaso meridionale e l’Armenia, da sempre sponsor degli armeni del Nagorno, non ha accolto favorevolmente l’esito dei negoziati post bellici, che hanno di fatto significato l’annullamento del Nagorno come territorio a sé stante.
Non è un caso se Yerevan, dopo l’annuncio della dissoluzione, il prossimo 1° gennaio delle istituzioni del Nagorno, abbia fatto capire a Mosca, con gesti e decisioni molto concrete, di voler entrare nella sfera europea e statunitense.
Il dramma dei profughi
Nei cittadini nel Nagorno Karabakh permane un senso di sfiducia nei confronti delle promesse azere. Questo il motivo della fuga in massa dei civili verso l’Armenia. Una situazione che sta già causando una grave emergenza umanitaria. I profughi si lasciano alle spalle tutta la loro storia e – sottolinea D’Amato – spesso arrivano in Armenia solo con gli abiti che portano addosso. Da Bruxelles si prende atto della gravità della situazione. “È urgente garantire un sostegno umanitario continuo e senza ostacoli a coloro che sono ancora nel bisogno, così come a coloro che se ne sono andati”. Questo quanto afferma il Servizio per l'azione esterna dell'Unione Europea. Ed è salito a 170 morti il bilancio delle vittime dell'esplosione di lunedì scorso in un distributore di carburante. Si trattava di cittadini in coda per il rifornimento prima di lasciare il Nagorno.
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