Slovacchia al voto, il vescovo di Bratislava: il Paese provato da guerra e pandemia
Marco Guerra – Città del Vaticano
Urne aperte fino alle ore 22 questo sabato 30 settembre in Slovacchia, dove gli elettori sono chiamati a votare per le elezioni legislative anticipate. Il Paese dell’Est Europa era infatti governato dal 2020 da una coalizione di quattro partiti di centro destra, guidata prima dal premier Igor Matovic e poi dal suo successore Eduard Heger che ha poi perso la fiducia a causa di continue tensioni all'interno dei partiti maggioranza, che oggi si presentano divisi. Lo scorso maggio la presidente, Zuzana Čaputová, ha affidato all'esperto finanziario Ludovit Odor la guida di un governo tecnico.
Favorito il partito dell’ex premier Fico
Secondo tutti gli osservatori, il voto si preannuncia combattuto ed è considerato decisivo per la politica estera del Paese e per il suo sostegno all'Ucraina. Favorito per la vittoria è infatti il partito socialdemocratico Smer-Sd di Robert Fico, già premier fra il 2012 e il 2018, con simpatie sovraniste che in più di un’occasione ha detto di voler smettere di inviare armi all'Ucraina. Ad incalzare lo Smer di Fico c'è Slovacchia progressista (PS), un partito di centro-sinistra relativamente nuovo, composto da giovani e con molte donne candidate, che propone riforme e lotta anti corruzione, puntando su una forte presa di posizione pro Ue.
Il Paese nella morsa dell’inflazione
Una vittoria potrebbe portare quindi ad un stop al sostegno militare da parte del Paese Ue e Nato al vicino ucraino. Tuttavia i 5,4 milioni di slovacchi sembrano essere più preoccupati delle sfide interne relative all’economia e al sociale. La Slovacchia è il Paese dell'eurozona con il più alto tasso di inflazione, al 10%, ed un sistema sanitario ormai al collasso finanziario, che espone a rischi i pensionati e i residenti nelle regioni più svantaggiate.
Il vescovo Lach: il popolo è diviso dopo anni difficili
“Dopo quattro anni difficili per la Slovacchia il popolo sta andando alle urne diviso; le divisioni sono state alimentate dalle polemiche sulla gestione della pandemia e sul supporto militare fornito all’Ucraina, per questo la gente spera che la politica trovi una condizione di stabilità e che si arrivi alla pace”, spiega monsignor Milan Lach, vescovo greco cattolico di Bratislava, descrivendo il sentimento con cui gli slovacchi si apprestano al voto. “Una parte del popolo nutre un sentimento filo-russo e non vede la tragedia vissuta dagli ucraini – prosegue il presule – la Chiesa però resta in prima linea nell’aiuto dei rifugiati con tante iniziative”.
Molti slovacchi costretti ad emigrare
Il vescovo greco cattolico traccia poi una breve panoramica degli schieramenti in campo, riferendo che i due partiti dati per favoriti sono il social-democratico e quello progressista, con quest’ultimo che presenta un programma molto liberale. In queste elezioni si registra quindi la mancanza di una destra in grado poter governare e una “concorrenza tra la sinistra”. In questa cornice, secondo monsignor Lach, i cattolici sono spaesati e vescovi hanno incoraggiato a scegliere in accordo con i valori della dottrina della Chiesa cattolica, avendo un occhio vigile “anche sulle politiche per la difesa della vita e il sostegno alla famiglia e il matrimonio”. Infine monsignor Lach si sofferma sulle sfide sociali, ricordando che le finanze pubbliche slovacche “non stanno bene” e che molti cittadini, soprattutto nell’est del Paese, sono costretti ad emigrare in Germania e Austria per poter lavorare e costruirsi un futuro. Particolarmente allarmante è l’inflazione che ha portato ad un’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia.
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