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Rifugiata in una sistemazione abitativa temporanea in Armenia Rifugiata in una sistemazione abitativa temporanea in Armenia  (AFP or licensors)

Nagorno-Karabakh, la preoccupazione del Papa per sfollati e luoghi di culto

All'Angelus il Papa rivolge il suo pensiero per gli sfollati nella regione, auspicando che tutti gli abitanti possano essere tutelati come parte della cultura locale, e lancia un appello per la salvaguardia dei monasteri. I profughi fuggiti dopo gli attacchi dell’Azerbaigian, circa 100mila, temono di non poter più tornare nelle loro case. Gayané Khodaveerdi, segretaria dell'Unione degli Armeni: “il supporto piscologico è fondamentale”

Tiziana Campisi e Leone Spallino – Città del Vaticano

La crisi nel Nagorno-Karabakh preoccupa ancora il Papa. All'Angelus, terminata la preghiera mariana, Francesco ha manifestato la sua apprensione  "per la situazione umanitaria degli sfollati, che è grave". Sono migliaia gli armeni sfollati, costretti a lasciare le loro case dopo che il 19 settembre scorso l'Azerbaigian ha ripreso il controllo del territorio, facendo venir meno il governo separatista. Il Papa ha inoltre chiesto che si tutelino comunità religiose e luoghi sacri.

Vorrei rivolgere anche un particolare appello in favore della protezione dei Monasteri e dei luoghi di culto della regione. Auspico che a partire dalle autorità e da tutti gli abitanti possano essere rispettati e tutelati come parte della cultura locale, espressioni di fede e segno di una fraternità che rende capaci di vivere insieme nelle differenze.

Oltre centomila i profughi in Armenia

In Armenia, sono più di 100mila i profughi giunti dal Nagorno-Karabakh nelle ultime settimane, praticamente l’intera popolazione della regione. Yerevan ha facilitato l’ingresso degli sfollati all’interno dei propri confini, ma la gestione dell’imponente flusso è estremamente complessa. Gayané Khodaveerdi, segretaria dell'Unione degli Armeni e presidente dell'Armenian General Benevolent Union di Milano spiega a Vatican News - Radio Vaticana che “i profughi sono stati sistemati non solo nella capitale Yerevan, ma anche in paesi e villaggi, chi aveva parenti in Armenia si è fatto ospitare da loro, mentre gli altri sono stati sistemati temporaneamente in scuole o palestre. Si sta cercando di rimettere in condizioni abitative accettabili anche dei vecchi palazzi, ma ci vorrà tempo”. 

Ascolta l'intervista a gayane khodaveerdi

Le necessità dei rifugiati

“Terminata la fase iniziale dell’emergenza, l’importante è ora trovare ai profughi soluzioni abitative che non siano temporanee – continua Khodaveerdi – e per fare questo serve una grandissima organizzazione. C’è ancora bisogno di fondi affinché queste persone possano avere una vita dignitosa”. Un altro punto importante, spiega l’attivista armena, è quello relativo alla salute mentale: “La maggior parte di queste persone sono traumatizzate. Sono state sotto assedio per più di 9 mesi, avendo un accesso incostante e parziale a cibo, assistenza sanitaria ed energia elettrica. Successivamente sono state bombardate ed espulse dalle loro terre ancestrali”. Una delle maggiori difficoltà per le persone arrivate in Armenia è quella di fare i conti con il radicale cambiamento che subirà la loro vita, considerando che ben pochi nutrono speranze di tornare alle loro case. “Molti di loro sono spaesati, non sanno non sanno come continuare con la propria vita. Non tutti hanno la possibilità di appoggiarsi a delle famiglie e ai propri cari e devono inventarsi una nuova vita altrove da soli - prosegue Khodaveerdi – per questo la presenza degli psicologici è così richiesta ed importante”. Anche l’Unicef, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, aveva lanciato un appello in particolare per la salute psicologica dei minori del Nagorno-Karabakh.

La solidarietà internazionale

L’Onu ha inviato nella regione la prima missione di assistenza negli ultimi trent’anni. Anche tutta la rete delle Caritas, con in testa Caritas Armenia, è al lavoro nell’assistere i profughi, così come sta facendo anche l’associazione di Khodaveerdi, l'Armenian General Benevolent Union di Milano. “In questo preciso momento - conclude - siamo collaborando con una grandissima Ong internazionale, la World Central Kitchen, che ha aderito al progetto di aiuto ai profughi in Armenia e, insieme a lei, abbiamo distribuito più di 25.000 pasti”.

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15 ottobre 2023, 09:00