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La fuga verso il sud di Gaza La fuga verso il sud di Gaza

La fuga da Gaza in attesa dell’attacco. Le testimonianze: tutti sono bersaglio

Scaduto l’ultimatum di Israele ai palestinesi della Striscia che cercano scampo a sud. Oltre duemila i morti in una settimana di bombardamenti. Il racconto di chi ha deciso di restare

Francesca Sabatinelli e Olivier Bonnel – Città del Vaticano

Fino alle 16 locali di oggi, le 15 in Italia: era l’orario entro il quale i palestinesi di Gaza City potevano passare dal nord, da Beit Hanun, al sud della Striscia, un secondo itinerario era quello fornito per chi invece risiede nei pressi della costa. Indicazioni date ai palestinesi per la loro “sicurezza”, informa l’esercito di Tel Aviv con un messaggio indirizzato alla popolazione di Gaza, per agevolare la fuga dalle prossime fasi della guerra alle quali si stanno preparando le forze di Tel Aviv che prevedono attacchi “con grande forza”. Una fuga che però sempre secondo gli israeliani, sarebbe ostacolata da Hamas che definisce “propaganda” l’ordine di evacuazione. Le persone che starebbe fuggendo sarebbero finora oltre 420 mila secondo le nazioni unite

Nella striscia vivono 2,3 milioni di persone che ad oggi fanno i conti con la mancanza di tutto: dall’acqua, all’energia elettrica, al cibo. I morti, secondo il ministero della Sanità palestinese, in una settimana, dall’attacco di Hamas ad Israele e dalla successiva reazione israeliana, sarebbero oltre 2200, tra loro oltre 700 bambini, più di 8700 i feriti, 1300 circa i palazzi distrutti nella Striscia di Gaza. Sono anche ripresi i lanci di razzi palestinesi sul sud di Israele, sirene di allarme sono risuonate nell’area centrale, anche nella zona di Tel Aviv, mentre l’esercito non conferma di aver recuperato, a Gaza, alcuni corpi di ostaggi israeliani, notizia circolata ieri.

Distruzione a Khan Younis
Distruzione a Khan Younis

Tutti sono bersaglio

Zyad Meddouh, insegnante di francese raggiunto telefonicamente a Gaza, parla di una situazione sempre più insostenibile per i civili. "Parte di Gaza City è stata devastata e migliaia di persone sono fuggite verso sud", racconta, spiegando di aver deciso di rimanere con la sua famiglia, ritenendo che di non avere altra scelta, “stiamo aspettando il peggio, o la morte o la sopravvivenza". Il palestinese racconta poi delle bombe israeliane che cadono "ogni 3 o 4 minuti" e della difficoltà di trovare cibo.

Rami Eïssa, 34 anni, è un cameraman, padre di 3 figli. Pochi giorni fa, gli edifici accanto al suo ufficio sono stati completamente distrutti dagli attacchi aerei. Per il momento non osa tornarci. "Ci siamo rifugiati con mio zio nei locali di una ONG finanziata dalla Svezia”, a Gaza City, e al momento “non abbiamo acqua potabile e dobbiamo arrangiarci con i generatori per avere un po' di elettricità".

Sono testimonianze che danno la dimensione del disastro umanitario che si sta verificando. "Intorno a noi vediamo donne e bambini, ma anche anziani, che cercano vestiti puliti e acqua. I miei figli non riescono a smettere di piangere perché hanno tanta paura", racconta ancora Rami, "tutti qui sono diventati un bersaglio".

Palestinesi in fuga
Palestinesi in fuga

Le preoccupazioni della comunità internazionale

In molti, organizzazioni umanitarie internazionali, così come personalità del mondo diplomatico e politico, definiscono “crimine di guerra”, il trasferimento forzato di persone ordinato dagli israeliani. La situazione umanitaria è catastrofica come riportano ong e agenzie dell’Onu presenti a Gaza.

In risposta all'operazione di terra annunciata da Israele, la comunità internazionale ha esortato lo Stato ebraico a mostrare moderazione e a rispettare il diritto umanitario internazionale. "Nulla può giustificare gli orribili attacchi contro Israele dello scorso fine settimana", ma "questi attacchi non possono giustificare la distruzione illimitata di Gaza", ha dichiarato il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) in un comunicato. Un'evacuazione di tale portata è "impossibile senza conseguenze umanitarie devastanti", avvertono le Nazioni Unite.

Ultimo aggiornamento alle 16.30 del 14 ottobre

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14 ottobre 2023, 14:26