Kazakhstan, esplosione in una miniera: numerose le vittime
Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
Sarebbe stata una fuga di metano a causare la forte esplosione avvenuta la sera di sabato 28 ottobre nella miniera gestita dalla società Arcelor Mittal Temirtau, a Kostenko, nella zona centrale del Kazakhstan. L’onda d’urto è stata così potente che si è propagata per un raggio di circa 3 chilometri. I soccorritori continuano a cercare un uomo che ancora risulta disperso. Al momento della deflagrazione, a cui è seguito un grosso incendio, vi erano 252 persone a lavoro nella miniera. La multinazionale Arcelor Mittal Temirtau, un colosso mondiale nella produzione di acciaio, gestiva il sito dal 1995. La miniera di Kostenko è una delle più grandi del gruppo in Kazakhstan, solo nel 2020 è stato estratto un milione di tonnellate di carbone.
Le dichiarazioni del presidente Tokayev
Giunto sul luogo del disastro, il presidente kazako, Kassym Jomart Tokayev, ha annunciato di voler interrompere immediatamente i rapporti di cooperazione con Arselor Mittal, puntanto il dito sulle responsabilità della compagnia ed ha chiesto al governo di assumere il controllo del ramo kazako della stessa. “E’ la terza volta che accade una tragedia come questa”, ha dichiarato il capo dello Stato, promettendo aiuti materiali e finanziari per le famiglie delle vittime. L’incendio di Kostenko è il secondo più grave disastro, in cui decine di persone hanno trovato la morte sul posto di lavoro. Nel 2006 persero la vita 41 minatori in un altro sito sempre gestito da Arcelor Mittal.
I lavoratori in Kazakhstan
Le enormi ricchezze minerarie del Paese attirano le multinazionali di tutto il mondo. Dal Kazakhstan è possibile accedere a tutta l’Asia centrale, con il suo vasto mercato di consumatori, e soprattutto a quello della Cina. In un contesto molto complicato, sia sul fronte interno al Paese, sia per le influenze esterne, i lavoratori kazaki vivono in una condizione di difficoltà e precarietà importanti. Nel 2022 migliaia di persone protestarono per i salari bassi, chiedendo il blocco dei licenziamenti e l'adeguamento degli stipendi in un contesto di inarrestabile aumento dei prezzi.
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