A Roma il debutto di Teodor Currentzis e dell’orchestra Utopia
Marco Di Battista – Città del Vaticano
Un Concerto per violino di Brahms eseguito con le mezze tinte tipiche della musica, ovvero una raffinata dinamica e una prospettiva intimista davvero inconsueta per il brano. Una Quinta Sinfonia di Ciajkovskij che, al contrario, è stata interpretata con un calore e una passione che ne hanno esaltato il cuore russo. Due tra i brani più eseguiti nei cartelloni concertistici di tutto il mondo. Il programma e l’esecuzione non bastano però a spiegare l’entusiasmo del pubblico che il 22 novembre ha gremito la sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica e che ha premiato i musicisti con applausi scroscianti. Il fatto è che sul podio c’era Teodor Currentzis, vero e proprio divo della scena musicale internazionale, per la prima volta a Roma.
Rockstar della musica classica
La rockstar della classica ha un inizio comune a tanti bambini prodigio. Nasce ad Atene nel 1972, a quattro anni comincia a suonare il pianoforte, a sette il violino. Frequenta il conservatorio della propria città. Nel 1994 la svolta. Grazie a una borsa di studio entra al Conservatorio di San Pietroburgo e studia con Ilya Musin. Nel 2004 è direttore dell’Opera di Novosibirsk e fonda l’ensemble MusicAeterna. Inizia la fama internazionale che porta Currentzis a essere il divo che conosciamo: anticonvenzionale nelle interpretazioni e nel look. E sembra che oggi i due fattori abbiano eguale importanza per una parte del pubblico. Dopo aver ricevuto molti riconoscimenti per la qualità della sua direzione, fonda l’orchestra Utopia, che debutta nell’ottobre del 2022 e che rappresenta “un tentativo idealistico di trovare un approccio alla creazione musicale che permetta di raggiungere l'essenza interiore di un testo musicale”.
Musicisti da tutto il mondo
La compagine internazionale raccoglie musicisti da tutto il mondo, diversi per ogni progetto. Come si legge nel sito del direttore e fondatore, il cast dell'orchestra varia a seconda degli strumenti previsti nella partitura. Al progetto prendono parte musicisti provenienti da decine di Paesi, tra cui Armenia, Australia, Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Cile, Cina, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Israele, Italia, Giappone, Russia, Serbia, Spagna, Turchia, Regno Unito, Ucraina, Stati Uniti e Venezuela, solo per citarne alcuni. L’adesione al programma che è alla base di ogni esecuzione spiega la perfetta malleabilità dei professori d’orchestra nelle mani del fondatore: lo abbiamo potuto constatare anche nella performance ceciliana.
Serata dedicata a Santa Cecilia
Tornando alla serata del 22 novembre, l’idea che nel Concerto di Brahms il violinista sia parte dell’orchestra ed emanazione di questa - com’è noto, lo rilevò anche Clara Schumann - ha trovato una perfetta fusione tra le scelte del direttore e l’interpretazione di Barnabás Kelemen. Il quarantacinquenne ungherese - che ha voluto sottolineare la propria origine bissando con una Ciaccona di Bela Bartok - ha mostrato una rara cura del timbro, proponendo un suono che ha mantenuto la sua dolcezza nonostante la difficile partitura.
Finale di concerto con la Quinta di Ciajkovskij, dove Currentzis ha spinto sull’esteriorità e sulla (supposta) esuberanza del sentire russo. Archi in piedi - a parte ovviamente i violoncelli - ed entusiasmo dei professori d’orchestra alle stelle. Un’esaltazione che presto ha coinvolto il pubblico in sala, anche con l’assaggio dallo Schiaccianoci, bis che ha concluso questa particolare serata dedicata a Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti.
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