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Henry Kissinger Henry Kissinger  (AFP or licensors)

La morte di Kissinger, protagonista della politica mondiale a cavallo di due secoli

Henry Kissinger si è spento all’età di 100 anni nel Connecticut, Stati Uniti. Segretario di Stato con i presidenti Nixon e Ford, fu uno dei protagonisti della politica estera americana nel secolo scorso

Leone Spallino - Città del Vaticano

Muore Henry Kissinger e, con lui, un pezzo di storia della politica internazionale. Il politico americano, 100 anni, è deceduto nella sua casa a Kent, nel Connecticut. Consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato con i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford dal 1969 al 1977, Kissinger è stato un’icona della politica estera americana, lodato e criticato da esperti e osservatori politici di tutto il mondo. Nella sua eredità figura pure un premio Nobel per la pace, anno 1973, in comproprietà con i nordvietnamiti, che gli attira giudizi di spregiudicatezza e machiavellismo.

L’architetto della Realpolitik

Nato nel 1923, tedesco e di origine ebraica, Henry Kissinger lascia la Germania nazista nel 1938 con la sua famiglia alla volta degli Stati Uniti, ricordando l’ascesa al potere di Hitler come un “grande punto di svolta” per la sua vita e quella della sua famiglia. Dopo essere stato naturalizzato cittadino Usa e aver preso parte alla Seconda Guerra mondiale, Kissinger, si laurea in Scienze politiche, decidendo di sostenere la candidatura a presidente del repubblicano Nelson Rockefeller nel 1960-'64 e '68, che però non viene eletto. Arriverà invece alla Casa bianca assieme al presidente Nixon nel '69, col ruolo di consigliere per la Sicurezza nazionale: da quel momento la sua carriera lo porterà a essere una delle personalità più influenti sulla politica estera americana, con il ruolo di segretario di Stato fra il 1973 e il 1977, sotto la presidenza Nixon e Ford. Il suo pragmatismo e il suo approccio concreto alla politica internazionale viene definito dagli studiosi “realpolitik”. Kissinger ebbe anche a che fare con la guerra in Vietnam, iniziata durante la presidenza Kennedy, dalla quale farà disimpegnare gli Stati Uniti con una politica che passerà alla storia come “vietnamizzazione”. Lo sforzo vale a lui, e alle autorità vietnamite, un premio Nobel per la Pace, che sarà ampliamente criticato. Così come sotto la lente della critica resta la sua relazione con il golpe del generale cileno Augusto Pinochet, che rovesciò il governo democraticamente eletto di Salvador Allende, la politica di bombardamenti indiscriminati nel Sudest asiatico e le accuse di imperialismo.

I rapporti con Urss e Cina

Con Kissinger gli Stati Uniti abbandonano le vecchie pratiche del “contenimento” nei confronti dell’Unione Sovietica e danno vita alle strategie di “negoziato permanente” e di “guerra limitata”. Sarà anche il responsabile della “distensione” fra Washington e Mosca. Fra i suoi risultati più importanti, il disgelo con la Cina maoista, a cui seguì lo storico viaggio del presidente Nixon a Pechino. Nonostante non abbia più ricoperto ruoli istituzionali dopo il 1977 (con l’esclusione della presidenza della commissione sull’11 settembre nel 2002), la sua voce resta negli anni una delle più ascoltate e criticate della politica americana.

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30 novembre 2023, 10:32