Cop 28, diplomazia al lavoro per l’accordo sui combustibili fossili
Roberta Barbi – Città del Vaticano
È una corsa contro il tempo, quella che devono intraprendere ministri e delegati alla Cop 28, la Conferenza mondiale sul clima che si conclude oggi a Dubai, per trovare un’intesa e rispettare così uno degli obiettivi dell’accordo di Parigi firmato nel 2015 e di cui proprio oggi ricorre l’anniversario: limitare, cioè, al di sotto dei due gradi Celsius il riscaldamento medio mondiale, tendendo al limite massimo dell’1,5 gradi.
“O si fa la storia o si spreca di nuovo un’occasione”
“O si fa la storia o si spreca di nuovo un’occasione”: questo il monito lanciato dal presidente di Cop28, Sultan Al Jaber, che ha chiesto ai Paesi di concludere i lavori in tempo. Salta all’occhio l’uscita dalla bozza del documento finale dell’abbandono dei combustibili fossili, sui quali pare non si riesca a raggiungere l’accordo: gli ostacoli maggiori vengono dai Paesi produttori di petrolio come l’Arabia Saudita e l’Iraq. Resta, invece, l’indicazione di triplicare la capacità di energia rinnovabile e il raddoppio dell’efficienza energetica entro il 2030.
L’appello del segretario generale Onu, Guterres
Nel giorno in cui è attesa la firma dei 197 Paesi partecipanti, l’Unione Europea con gli Stati Uniti e l’Onu esortano l’assemblea a fare di più. In particolare, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un appello accorato: “Il nostro pianeta si trova a pochi minuti dalla mezzanotte per il limite di 1,5 gradi – ha detto – e l’orologio continua a ticchettare. Ora è il momento della massima ambizione e della massima flessibilità”. Guterres si è infine rivolto ai protagonisti, spronandoli ad andare oltre le posizioni personalistiche e alle tattiche per il bene dell’umanità.
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