Cento anni fa l'esordio al giornalismo di Igino Giordani, testimone di pace
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La sua carriera giornalistica era iniziata cento anni fa, nel 1923, con i primi articoli di vigorosa denuncia politica, pubblicati per Il Popolo giornale con cui collaborò fino alla sua soppressione. Igino Giordani considerava il giornalismo una “missione” e il suo impegno ispira ancora oggi tante persone che in lui trovano un orientamento nella vita e nella professione. Coerenza lineare e temperamento eroico, due aspetti che caratterizzano la sua figura di cui è in corso la causa di beatificazione.
La guerra uccide l'uomo, immagine di Dio
Giordani era nato a Tivoli nel 1894, primo di sei figli, da una famiglia di origini umili. Al completamento delle scuole, scoppia la Prima Guerra mondiale e Giordani la trascorre in trincea. Non spara neanche un colpo contro il nemico, perché la sua adesione alla fede cristiana gli vieta di uccidere e per questa scelta coraggiosa riporta gravi ferite che gli costano tre anni di ospedale e undici interventi chirurgici, ma anche il conferimento di una medaglia d’argento. Confidò molto più tardi di non aver sparato per paura di uccidere “un fratello”, credeva nell’importanza della pace e considerava la guerra “un atto di follia contro Dio e la ragione umana”. “La guerra è un omicidio - scriverà -, è un deicidio in effigie ed è un suicidio, perché l’umanità è, specie oggi, un organismo unico, che si autodistrugge colpendosi nei conflitti”.
Giornalismo e impegno politico
Laureato in Lettere e Filosofia, sposato e padre di quattro figli, è tra i primi ad aderire alla nascente esperienza del Partito Popolare e tra i primi ad affiancare don Luigi Sturzo nella costruzione del partito. Giordani si distingue per la sua capacità di analisi e diviene capo dell’ufficio stampa del neonato partito politico. Dal 1928 al 1944 è assunto come bibliotecario alla Biblioteca Vaticana di cui dirige la riforma della catalogazione. Dal 1929 comincia a pubblicare su L'Osservatore Romano e entra nella redazione di Fides, mensile della Pontificia Opera per la Preservazione della fede, del quale assume ufficialmente la direzione nel 1932. Dal 1944 è direttore del Quotidiano di Roma, organo dell'Azione Cattolica.
Direttore de "Il Popolo", dopo un anno le dimissioni
Durante il fascismo, Giordani si oppone coraggiosamente ai continui soprusi del regime, tanto che la polizia inizia a perseguitarlo, limitando la sua possibilità di scrivere e di insegnare nelle scuole pubbliche. Essendo un ferito di guerra e un decorato, gli viene risparmiato l’esilio ma viene espulso dall’Albo dei giornalisti e deve rinunciare all’insegnamento. Dopo la Seconda Guerra mondiale, nel 1946, Giordani viene eletto deputato e diviene uno dei “padri costituenti” che gettarono le basi ideali della Repubblica italiana. Rieletto nel 1948, nel 1950 diviene membro del Consiglio dei Popoli d’Europa a Strasburgo. Nel 1946 Giordani assume la direzione de Il Popolo, il giornale ufficiale del suo partito. Nel suo diario annota: “Diffondere la santità da un povero foglio di giornale; diffondere santità da un corridoio di passi perduti... chi compirà questo miracolo?”. Ma dopo solo un anno Giordani darà le dimissioni a causa delle continue interferenze esterne. Rifiutava di essere considerato “un direttore diretto”. Va incontro a “incomprensioni, calunnie, scherni, abbandoni”, che gli procurano “delusioni e amarezze”.
Le battaglie per la pace e l'unità della famiglia umana
Nel 1953, dopo molte battaglie per la promozione di una politica e una cultura della pace - sua è la prima legge per l’obiezione di coscienza (1949) presentata assieme al socialista Calosso -, Giordani non viene rieletto alla Camera dei Deputati. Questo gli dà l’opportunità di dedicarsi completamente al Movimento dei Focolari che aveva contribuito a fondare con Chiara Lubich incontrata a Roma nel 1948. Nel 1959 assunse la direzione di Città Nuova, una delle riviste del Movimento. Durante il Concilio Vaticano II, Giordani fu uno scrittore prolifico anticipando diversi temi che sarebbero stati al centro dei lavori, in particolare il ruolo dei laici e la concezione ecclesiologica. Lascia una vasta eredità di scritti, appunti, corrispondenza, libri e articoli conservati e messi a disposizione del pubblico dal Centro Igino Giordani e dall’Archivio generale del Movimento dei Focolari.
L'Espresso: Igino, proteggici tu!
La sua morte avviene a Rocca di Papa (Roma) nel 1980 e viene subito riconosciuto come una grande figura e un modello. Nel 2004 si apre per lui il processo di beatificazione. Il settimanale italiano L’Espresso, in quell’occasione pubblicò un articolo intitolato “Giornalista beato: Igino, proteggici tu!”. Nel testo, tra l’altro, si legge: “Ed ora anche l’ordine dei giornalisti avrà il suo Beato, Igino Giordani, direttore del quotidiano Il Popolo, deputato della Democrazia Cristiana, cofondatore dei focolarini... Il viatico per la beatificazione dà un bel po’ di lustro alla vituperata categoria”.
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