Indi Gregory, tra dignità umana e cure palliative: una riflessione filosofica
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
“L'inguaribilità dal punto di vista medico-scientifico non può e non deve ipotecare la speranza di ricevere un sacrosanto diritto all'assistenza, all'accudimento e alla cura”. È quanto si legge sul Manifesto interassociativo sottoscritto dal Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche, Associazione Personalcentro, Associazione Italiana Edith Stein e Fondazione Luigi Stefanini all’indomani del vicenda di Indi Gregory, la bimba inglese di 8 mesi affetta da una malattia inguaribile, morta lo scorso 13 novembre nel Regno Unito a seguito del distacco dei macchinari che la mantenevano in vita.
Tutelare il diritto naturale alla vita
“La persona”, prosegue il documento, “anche in condizioni considerate inguaribili, conserva la sua dignità ontologica e spirituale ed essa permane sempre a "fondamento" del diritto. Pertanto la tutela del diritto naturale alla vita della “persona” costituisce il criterio di ogni giudizio deliberativo in campo legislativo e nessun organo dello Stato può violarla, neanche in nome del cosiddetto best interest”, principio “di chiara derivazione utilitaristica” e “troppo debole nella salvaguardia del bene incondizionato che è la vita della persona”, soprattutto se in conflitto con la volontà dei genitori.
Il pericolo della cultura dello scarto
Il manifesto pone dunque in primo piano la necessità di tutelare la dignità della persona malata, indipendentemente dalle condizioni di salute. Affronta una serie di tematiche etiche e filosofiche, sottolineando l'importanza di preservare la vita e adottare una prospettiva ontologica e assiologica dell'essere umano. Si sottolinea poi il pericolo di una cultura dello scarto che, più volte denunciata da Papa Francesco, nelle società più avanzate, tende a considerare le vite deboli come un peso sociale, promuovendo un approccio riduttivo nella definizione di persona.
Evitare semplificazioni
Nel documento è richiamata la necessità di offrire cure e assistenza a ogni individuo, anche quando affetto da malattie considerate inguaribili, respingendo l'idea che la mancanza di coscienza di sé possa determinare il diritto alla vita. “Consapevoli della vastità complessa e inestricabile di questioni che toccano punti nevralgici di comprensione dell’umano e il senso profondo dell’essere-nel-mondo”, dichiarano le quattro associazioni firmatarie, “affermiamo la nostra ferma volontà di perseguire la via di un approccio inter e trans-disciplinare che contrasti l'adozione di criteri riduttivistici, improntati a semplificazioni ed esposti a illegittime strumentalizzazioni”.
Per un dialogo aperto
Tra gli auspici, la diffusione di informazioni e l’ulteriore perfezionamento di buone pratiche come le cure palliative, l'assistenza personalizzata dei pazienti e dei loro familiari, l'urgenza di sostenere la vita di ogni individuo fragile e ribadire il valore intrinseco di ogni persona, indipendentemente dallo stato di salute, la necessità di fornire un costante supporto alle famiglie dei malati, specialmente nei momenti di lutto e di dolore. La tematica del manifesto, si sottolinea, va oltre il contesto specifico della vicenda di Indi Gregory e, incoraggiando un dialogo aperto, si propone come base per una discussione più ampia sulla responsabilità sociale e il rispetto per ogni persona in situazioni di fragilità e vulnerabilità.
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