Gaza, per un cessate il fuoco l’Egitto propone ad Hamas un accordo in tre fasi
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Nel giorno di guerra numero 78, tra Israele e il gruppo militante islamista di Hamas, i combattimenti nella Striscia di Gaza non si fermano, nemmeno alla vigilia del Natale cristiano, e nemmeno i lancio di razzi dal Libano, ai quali rispondono bombardamenti aerei di Tel Aviv su obiettivi legati ad Hezbollah. C’è da registrare però anche la novità diplomatica della proposta di cessate il fuoco che l’Egitto avrebbe offerto alla delegazione di Hamas che ha visitato il Cairo in questi giorni. Secondo l’emittente Asharq, con sede a Ramallah, la capitale dell’Autorità palestinese, la proposta prevede tre importanti step. Il cessate il fuoco dovrebbe iniziare con una pausa dei combattimenti di due settimane, e comprendere il rilascio di 40 ostaggi israeliani detenuti da Hamas, principalmente donne, bambini e adulti malati. In cambio, Israele dovrebbe rilasciare 120 prigionieri palestinesi e consentire l’ingresso di consistenti aiuti umanitari a Gaza, compresi carburante e gas.
Il discorso di Natale di Abu Mazen: "La libertà sta arrivando"
Nel suo discorso di Natale, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha detto che “Il sole della libertà e dello Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale sta inevitabilmente arrivando, ed è addirittura proprio dietro l’angolo”. Il sangue versato, “gli enormi sacrifici, la sofferenza e l’eroica fermezza del nostro popolo sulla sua terra è - ha aggiunto - la via verso la libertà e la dignità”. Ed ha concluso dicendosi sicuro che i palestinesi “continueranno la lotta per raggiungere i legittimi diritti di vivere sul suolo della Palestina, in uno stato libero, indipendente e pienamente sovrano”.
A Betlemme niente addobbi e turisti. Messa del patriarca Pizzaballa
Tutto è pronto a Betlemme, in Cisgiordania, per la tradizionale Messa di Mezzanotte che sarà celebrata nella chiesa di Santa Caterina, presso la Basilica della Natività, dal patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. A differenza del passato, non parteciperà il presidente Abu Mazen, mentre dovrebbero essere presenti il console italiano a Gerusalemme Domenico Bellato e l'ambasciatore dell'Egitto Ihab Suleiman. A causa della guerra in corso a Gaza, a Betlemme non c’è un clima di festa, e nella Piazza della Mangiatoia non è stato innalzato il tradizionale albero di Natale. Sono esposte invece rappresentazioni artistiche che richiamano alle distruzioni nella Striscia. Le tradizionali luminarie sono state annullate e la città risulta del tutto priva di turisti e di pellegrini. In anni passati - secondo il ministero del turismo locale - in questo periodo dell'anno si registrava un tutto esaurito per i 10 mila letti offerti da Betlemme. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Maan i posti di blocco istituiti da Israele agli ingressi della città hanno contribuito ad impedire l'accesso di stranieri. In mattinata, nella piazza della Mangiatoia si è svolta, malgrado una pioggia insistente, la manifestazione “Gaza è nei nostri cuori”, guidata dagli scout, che è stata salutata dal sindaco di Betlemme Hanna Hanania e dalla ministra per il turismo e le antichità, Rula Maaya. Nelle strade del centro di Betlemme, aggiunge Maan, si nota oggi una presenza rafforzata di forze di sicurezza.
Gli scontri di confine tra Israele e gli Hezbollah libanesi
Questa mattina, dopo i lanci di razzi dal Libano, in direzione del monte Naftali, nell’alta Galilea, l’aviazione israeliana ha colpito “obiettivi militari degli Hezbollah”. Fra questi, ha precisato un portavoce militare, “infrastrutture terroristiche, strutture militari e rampe di di lancio” di razzi. Successivamente ad Avivim, nel nord di Israele, sono tornate a risuonare le sirene di allarme. E il centro israeliano di studi strategici “Alma”, che ha sede nella alta Galilea, ha affermato che “operativi Hezbollah prendono posizione vicino a villaggi cristiani del Libano sud”. Ha menzionato il particolare il villaggio di Deir Mimas che sarebbe utilizzato dagli Hezbollah come una sorta di “scudo umano”.
Il bilancio delle vittime del conflitto e i caduti israeliani
Le cifre aggiornate delle vittime del conflitto parlano di più di 20 mila palestinesi morti, di cui circa 8mila bambini, secondo Hamas. In Israele 1.200 morti nell’attacco del 7 ottobre. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato oggi i nomi di altri otto militari di Tel Aviv uccisi nei combattimenti di ieri, sabato 23 dicembre, portando a 13 il numero dei soldati uccisi nel fine settimana, mentre l’esercito sta intensificando la sua offensiva contro il gruppo militante islamista. Quattro soldati del Corpo del genio militare e un paramedico sono stati uccisi da un missile guidato anticarro che ha colpito un veicolo corazzato nel sud di Gaza. Altri quattro sono stati uccisi dalle bombe in due distinti incidenti durante gli scontri con uomini armati nel centro di Gaza. Queste morti portano a 152 il numero dei soldati uccisi dall’inizio dell’operazione di terra a fine ottobre.
Le operazioni militari di Tel Aviv nella Striscia
Il portavoce militare israeliano ha fatto sapere che nelle ultime 24 ore sono stati colpiti circa 200 obiettivi di Hamas nella Striscia. Nel nord di Gaza le truppe hanno individuato “un deposito di armi di Hamas all'interno di una struttura civile. All'interno del complesso, che si trovava adiacente alle scuole, a una moschea e a una clinica medica, sono state trovate - ha continuato - cinture esplosive adattate ai bambini, dozzine di colpi di mortaio, centinaia di granate e documenti di intelligence". A Jabalya, sempre nel nord, le truppe – secondo la stessa fonte - hanno ucciso "sette terroristi e distrutto quattro posti di osservazione di Hamas distribuiti nell'area".
Manifestazioni in Israele contro il premier Netanyahu
Infine ieri sera ci sono state proteste contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, con la richiesta di dimissioni, si sono svolte ieri sera a Tel Aviv e a Cesarea, dove c’è la residenza privata del primo ministro. I manifestanti hanno denunciato la responsabilità di Netanyahu e del suo governo di non aver saputo impedire l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso.
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