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Fiori davanti al muro delle esecuzioni ad Auschwitz Fiori davanti al muro delle esecuzioni ad Auschwitz  (AFP or licensors)

Viktor Eichner: il ricordo delle vittime dell'Olocausto è ancora più importante oggi

Nella Giornata della memoria, la testimonianza del capo dell'Ufficio di rappresentanza del Congresso ebraico mondiale presso la Santa Sede, ricevuto ieri dal Papa

Gudrun Sailer - Città del Vaticano   

Fu la Germania Il primo Paese a istituire una giornata commemorativa nazionale per ricordare e rendere onore alle vittime e ai superstiti della Shoah nel 1996. Il riferimento del 27 gennaio è al giorno della liberazione da parte delle truppe sovietiche del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta nel 1945. In Italia, il parlamento istituì il Giorno della Memoria il 20 luglio 2000 scegliendo la stessa data e così fecero la Gran Bretagna, la Francia, e i Paesi scandinavi. Nel 2004 Israele scelse il 27 gennaio come segno della lotta contro l'antisemitismo e con la risoluzione 60/7 del 1mo novembre 2005, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite designò la data quale "Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto". 

Eichner: oggi il ricordo delle vittime è ancora più importante

La ricorrenza della Giornata Mondiale della Memoria assume quest'anno un significato particolare. Il contesto in cui si celebra è quello della guerra in corso tra Israele e Hamas che nella Striscia di Gaza ha causato migliaia di vittime tra i civili palestinesi, mentre dopo la strage di civili israeliani del 7 ottobre scorso, rimangono nelle mani dell'organizzazione fondamentalista ancora 136 ostaggi. Nell'intervista a Radio Vaticana - Vatican News, Viktor Eichner, capo dell'ufficio di rappresentanza del Congresso ebraico mondiale (World Jewish Congress - WJC) presso la Santa Sede, parla della presenza delle comunità ebraiche nel mondo, dei buoni rapporti tra la sua istituzione e Papa Francesco, e della preoccupante crescita in diversi Paesi, dopo gli attacchi del 7 ottobre, del sentimento antisemita.

Viktor Eichner, il Congresso ebraico mondiale ha recentemente aperto un Ufficio di rappresentanza presso la Santa Sede a Roma, da lei diretto. Perché è importante per la vostra organizzazione avere una presenza a Roma?

Nell'ottobre del 2023 abbiamo aperto il nostro ufficio a Roma in Via della Conciliazione, molto vicino al Vaticano, e il nostro obiettivo era quello di costruire un rapporto ancora più forte e di essere un ponte tra la Chiesa cattolica e le comunità ebraiche di tutto il mondo. Come Congresso ebraico mondiale, rappresentiamo oltre 100 comunità ebraiche in tutto il mondo. Per noi è molto importante far progredire il dialogo interreligioso e costruire una forte relazione con le comunità cattoliche a livello locale, ma anche a livello istituzionale.

Viktor Eichner
Viktor Eichner

All'udienza generale di questa settimana, Francesco ha ricordato, come ogni anno, il Giorno della Memoria, il 27 gennaio. L'orribile assassinio di massa di milioni di ebrei nel XX secolo dovrebbe ricordare a tutti noi che la logica dell'odio e della violenza non è mai giustificata, ha detto il Papa. In che misura vede il Pontefice e la Santa Sede come alleati nelle sue preoccupazioni per il Congresso ebraico mondiale?

Nel corso degli anni il Santo Padre e la Santa Sede sono stati molto, molto chiari sul loro impegno a preservare la memoria dell'Olocausto e a parlare delle vittime dell'Olocausto. E questo è molto importante per noi. E vediamo in Papa Francesco un grande partner e un grande amico anche in questo campo. Abbiamo una campagna chiamata "We remember", una campagna online, e qualche anno fa il Santo Padre è stato così gentile da partecipare a questa campagna tenendo in mano un cartello con il testo "We remember", "ricordiamo". Promuovere il ricordo delle vittime è ancora più importante al giorno d'oggi dopo i terribili attacchi dello scorso anno. Apprezziamo molto che il Santo Padre lo abbia ricordato ai credenti e che abbia sollevato la questione in occasione di questa data.

La guerra tra Israele e Hamas, dopo l'attacco dei terroristi di Hamas a Israele dello scorso ottobre, ha portato a un aumento della violenza antisemita in molte parti del mondo. Come valuta la situazione in questo momento e cosa può fare la Santa Sede?

Lo scorso ottobre ha cambiato la realtà delle comunità ebraiche di tutto il mondo, in particolare degli israeliani. L'attacco di Hamas ha dimostrato la nostra paura più profonda su che cosa sarebbe successo se loro avessero avuto l'opportunità di fare del male agli israeliani. Hanno commesso atti di violenza a un livello che non avremmo mai pensato - stupri, torture di civili e uccisioni di bambini, donne e uomini. E questo ha avuto un effetto molto profondo sulle comunità ebraiche di tutto il mondo. L'aumento dal 7 ottobre della violenza e della retorica violenta contro le comunità ebraiche non ha precedenti. Le comunità ebraiche hanno iniziato a essere minacciate e in pericolo, direi in tutto il mondo, dopo gli attacchi. Siamo molto grati ai nostri amici che ci sostengono, ma dobbiamo anche dire che c'è una differenza molto importante tra atti di terrorismo e tra crimini contro l'umanità e una guerra difensiva contro questi mali. E speriamo davvero di collaborare con il Santo Padre e con la Santa Sede, che è per noi un grande partner, e di continuare a lottare insieme contro l'antisemitismo.

Il Congresso ebraico mondiale rappresenta gli ebrei in tutte le parti del mondo al di fuori di Israele. Come si sta sviluppando la popolazione ebraica nei diversi Paesi?

Il nostro obiettivo più importante è quello di preservare e promuovere la vita ebraica in tutti questi luoghi. Le comunità ebraiche nella maggior parte dei Paesi del mondo vivono in pace e in cooperazione con la loro comunità locale e in stretta collaborazione con altri partner interreligiosi, il che è, a mio avviso, molto importante per far progredire il dialogo interreligioso al fine di avere una coesistenza ancora migliore in molti, molti luoghi. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che la situazione può cambiare molto facilmente. Poiché le persone si dimostrano fortemente antisemite in molte situazioni in cui hanno l'opportunità di farlo, pensiamo davvero che anche i nostri amici debbano lottare contro l'antisemitismo, perché la lotta contro l'antisemitismo e la conservazione della vita ebraica non è solo una questione ebraica, ma deve essere una questione di tutti. Le comunità ebraiche sono profondamente radicate nei Paesi in cui si trovano e vorrebbero vivere lì e avere una vita sicura. Siamo sempre alla ricerca di partner per lavorare e aiutarci a vicenda. E speriamo davvero che ci siano opportunità per farlo.

Uno sguardo alle statistiche: quanti ebrei vivono fuori da Israele e come si stanno sviluppando queste comunità a livello numerico?

Qualche anno fa c'è stata una grande celebrazione quando il numero degli ebrei in Israele ha superato il numero degli ebrei negli Stati Uniti. Credo che in Israele ci siano circa 7 milioni di ebrei, negli Stati Uniti circa 6 milioni. Queste sono le due comunità più grandi, ma siamo contenti di poter dire che ci sono circa 15 milioni di ebrei in tutto il mondo, in comunità diverse. Le grandi comunità in Europa sono in Francia, Germania e Regno Unito e le comunità in crescita sono anche in Europa centrale, come in Ungheria. La comunità ebraica sta crescendo lentamente in termini numerici, ma sta crescendo e per noi è molto importante che continui così. Vorremmo sostenere e preservare le comunità ebraiche e incoraggiarle a vivere in pace e a lavorare insieme ad altri partners.

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27 gennaio 2024, 14:29