“È ancora tempo di guerre giuste?", un giornalista e un teologo in dialogo
Marina Tomarro – Città del Vaticano
“La guerra è sempre peccato, inutile cercare giustificazioni di ogni sorta, è come quando parliamo di pena di morte, è disumano ed inaccettabile”. Così monsignor Giuseppe Lorizio, teologo e direttore dell’Ufficio per la Cultura della Diocesi di Roma, ha aperto il convegno “È ancora tempo di guerre giuste? Per una cultura della pace”, promosso dal suo ufficio, che si è svolto il 29 gennaio presso la Galleria dei Miracoli nella capitale.
Una ricerca della pace difficile
“Parlare di guerra giusta è un ossimoro terribile – ha spiegato Lorizio nel suo intervento – Cioè se la ragione ci porta verso la giustizia, la guerra invece è assolutamente irrazionale, e ci rendiamo sempre più conto, che oggi le ragioni interventiste sono più forti di chi invece ritiene che dovrebbe essere cercata una mediazione. Tra due Paesi in guerra, ce ne dovrebbe essere un terzo che media, ma in questo momento storico, sembra che solo la Chiesa cerchi di tentare questa strada, spesso causando delle incomprensioni di una mentalità di buonismo pacifista. Ma questo non è, perché il pacifismo non ha nulla del buonismo ma è qualcosa di concreto, perché gli uomini non si ammazzino tra loro”
L’impegno di Papa Francesco
Nell’incontro sono stati ricordati i tanti appelli alla pace fatti da Papa Francesco, richiami molto forti, che non sono mai mancati. “Il Pontefice cerca di essere sempre presente, facendo passare i suoi messaggi di pace anche attraverso le interviste che rilascia ai vari media nel mondo – ha sottolineato il teologo – Questo lo fa per offrire una testimonianza evangelica al di fuori delle mura vaticane. Infatti quando lui parla di Chiesa in uscita, intende anche questo, una testimonianza che vada oltre e che raggiunga pure un pubblico laico. A volte però le sue parole ricevono soltanto un’accoglienza formale, che non riesce a trasformarsi in un impegno concreto di pace”.
Le vittime innocenti come bersaglio di guerra
All’incontro ha partecipato anche il giornalista Marco Damilano che ha evidenziato la differenza tra le parole pace e giustizia “Sono due parole che purtroppo non si incontrano facilmente – ha spiegato Damilano - e ancora di meno nel nostro tempo, in cui la guerra ha un potenziale distruttivo senza precedenti, e con le popolazioni civili sempre più coinvolte come bersaglio. Qui non c’è nessuna giustizia nel ritenere bersagli bambini, ospedali, anziani e tante persone che a nessun titolo combattono una guerra, ma sono solo le vittime innocenti di poteri che usano i conflitti come strumento politico”. Ruolo molto importante è anche quello dei giornalisti che raccontano la guerra. È necessario – ha continuato il giornalista - ripristinare collegamenti tra i fatti, delle connessioni concrete là dove il dibattito pubblico si muove come se tutto fosse o bianco o nero, per non farci strumento della propaganda nel raccontare gli avvenimenti”
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui