Medio Oriente, Israele rifiuta tregua di Hamas e punta su Rafah
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Sono a un punto morto le trattative per la fine del conflitto tra Israele e Hamas per stessa ammissione degli Stati Uniti, che giocano la parte dei mediatori assieme a Egitto e Qatar, dopo il rifiuto della bozza di tregua proposta da Hamas da parte di Israele che ha parlato di condizioni “irricevibili”. “Solo la vittoria totale garantirà a Israele la sicurezza”, ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu.
Il piano di Hamas per l’intesa
La proposta del gruppo rifiutata da Israele prevedeva un cessate il fuoco di 135 giorni da sviluppare in tre fasi successive con una scaletta precisa per il rilascio degli ostaggi. Quello che Israele ha bollato come “irricevibile” è stata la richiesta di Hamas di liberare anche “tutti i prigionieri palestinesi in Israele che sono più giovani di 19 anni o più anziani di 50, così come di quelli malati”. Inoltre, la richiesta di divieto per gli ebrei di salire su quella che i palestinesi chiamano la Spianata delle Moschee a Gerusalemme e che Israele chiama il Monte del Tempio.
Blinken: Israele non disumanizzi gli altri
Il segretario di Stato americano Blinken, tuttavia, si dice ancora possibilista di risolvere la questione e di lavorare per questo: riportare a casa tutti gli ostaggi rimasti resta, infatti, una priorità. “Negli attacchi del 7 ottobre gli israeliani sono stati disumanizzati, ma questo non li autorizza a disumanizzare gli altri”, ha detto anche Blinken che ieri, in un incontro con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha ribadito il sostegno degli Usa alla creazione di uno Stato palestinese. Intanto l’Arabia Saudita ha comunicato agli Stati Uniti che finché non terminerà “l’aggressione” nella Striscia di Gaza e non verrà riconosciuto uno Stato palestinese, non avrà relazioni diplomatiche con Israele.
L’annuncio di un’offensiva di terra a Rafah
Occhi puntati, ora, verso Rafah, città nel sud della Striscia dove Israele dovrebbe concentrare le proprie operazioni di terra e dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati: “Le conseguenze umanitarie sarebbero incalcolabili”, ha avvertito il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres davanti all’Assemblea generale dove ha illustrato le sue priorità per il 2024. Intanto, in un bombardamento di ieri sera su Rafah, al confine con l’Egitto, e sulla città di Deir el-Balah, nel centro della Striscia, sarebbero rimaste uccise almeno 14 persone: lo riferisce l’agenzia palestinese Wafa. Undici, invece, le vittime, tra cui sette civili, in attacchi israeliani a Homs, città al centro della Siria.
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