Agricoltori, l'arcivescovo di Crotone: le terre abbandonate latifondo per la mafia
Alessandro Guarasci - Città del vaticano
In tutta Europa proseguono le proteste degli agricoltori contro gli alti costi di produzione. Manifestazioni si registrano in Spagna, Belgio, Francia, in Polonia potrebbero essere bloccati i valichi con l’Ucraina. In Italia i trattori sono alle porte di Roma e una protesta è in corso ai caselli di Orte e di Bettolle sulla A1. Preoccupante la situazione anche in Calabria, dove l’arcivescovo di Crotone Angelo Raffaele Panzetta ha incontrato alcuni agricoltori nei diversi presidi. Il presule ha espresso preoccupazione per lo stato del settore e affermato che, se le campagne fossero abbandonate dalle famiglie che le coltivano, questi pezzi di terra potrebbero facilmente finire nelle mani della mafia. Non solo, interi territori verrebbero abbandonati diventando ancora più fragili.
Redditi calati per gli agricoltori
I prodotti vengono pagati agli agricoltori il 10,4% in meno rispetto allo scorso anno, dal 18% per il latte alla stalla al 19% per i cereali nei campi, mentre i prezzi al consumo aumentano, dal 5,7% per l'Area Euro al 5,9% per l'Italia. Lo indica l'analisi della Coldiretti sulla base delle quotazioni dell'indice Fao nel gennaio 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023. Per il commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, “l'agricoltura deve fare la sua parte nella trasformazione verde con flessibilità, gradualità e buon senso. Ma escludere un settore dalla trasformazione verde non è possibile ed è ingiusto".
L'arcivescovo Panzetta: in Calabria difficoltà crescenti per l'agricoltura
In Calabria, nella provincia di Reggio Calabria sono previste nuove manifestazioni dalla prossima settimana. In questa regione, il 15% della popolazione che lavora è impiegato proprio in agricoltura. L’arcivescovo di Crotone ha visitato due presidi che si sono organizzati nel territorio della sua diocesi: “Li ho ascoltati a lungo - racconta a Radio Vaticana-Vatican News - e mi hanno parlato delle difficoltà crescenti che hanno per i costi energetici, per i cambiamenti climatici e soprattutto di una bassa redditività che è legata ai passaggi che avvengono nel mondo del commercio, poi dei prodotti agricoli. Quindi di fatto a loro resta poco. E poi loro hanno paura anche di queste norme nuove che riguarda l'Unione Europea, per la diminuzione degli aiuti sul gasolio per le macchine che loro usano”.
Sempre più giovani nelle aziende agricole
Ma c’è una speranza. Soprattutto al Mezzogiorno sono sempre di più i giovani che decidono di puntare sull’agricoltura, è un modo per tornare ad avere un rapporto diretto con la produzione, un modo di rivitalizzare le aree interne. “In tanti hanno preso in mano le aziende che erano dei nonni – dice monsignor Panzetta -. Loro fino adesso hanno vissuto dignitosamente con grandi sacrifici perché nel mondo dell'agricoltura ci sono lunghissime ore di lavoro, bassa redditività, e hanno messo sulle nostre tavole prodotti importanti. In questi anni sul territorio è nata una cosa importante: cioè lo sforzo per elevare il livello di qualità dei prodotti e quindi si è compreso che il made in Italy, e in questo caso il made in Calabria, ha grande appetibilità, è un prodotto appetibile nel contesto europeo e più ampiamente mondiale”.
Il rischio è un latifondo della mafia
La presenza mafiosa però in Calabria rischia di affossare tanti settori produttivi, e l’agricoltura è uno di questi. “Il rischio serio che io intravedo - sottolinea ancora il presule - è proprio che questa incertezza sul futuro agricolo, sulla possibilità che le nuove generazioni scommettono su questo, potrebbe produrre un abbandono ulteriore delle campagne e quindi un latifondo della mafia. Perché se le famiglie perbene, che stanno mandando avanti col sacrificio gli appezzamenti che hanno, dovessero essere lasciate sole, le proprietà andrebbero facilmente nelle mani di chi ha grandi disponibilità e liquidità economiche. E noi sappiamo che il malaffare ha a disposizione grandi quantità di denaro”.
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