In Italia la nave con i bimbi di Gaza, Faltas: il Paese mostra di nuovo il suo volto migliore
Roberto Cetera – Città del Vaticano
È approdata questa mattina, 5 febbraio, al porto di La Spezia la nave-ospedale militare Vulcano che ha portato in Italia un secondo gruppo di bambini feriti e ammalati provenienti da Gaza. La nave era partita venerdì scorso da Al Harish in Egitto dove i bambini erano stati condotti dopo aver traversato il valico di Rafah. Ad accoglierli alla banchina erano il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, e il vicario della Custodia di Terra Santa padre Ibrahim Faltas, che ha seguito il progetto fin dal suo inizio, coordinandosi con le istituzioni egiziane, palestinesi ed israeliani, risolvendo molte difficoltà logistiche.
Padre Faltas: alcuni giovani in condizioni miserabili
Scendendo dalla nave, dopo aver salutato i bambini e i loro accompagnatori, padre Ibrahim ha spiegato a L’Osservatore Romano: “È un giorno di grande gioia per la riuscita di questa operazione, ma anche di profonda tristezza nel vedere le condizioni miserabili in cui questi giovani sono arrivati. Alcuni di loro versano in condizioni effettivamente molto gravi, e subito le ambulanze li hanno trasferiti negli ospedali più vicini che partecipano all’operazione, il Meyer di Firenze e il Gaslini di Genova. Ancora una volta l’Italia ha mostrato il suo volto migliore e la sua vocazione al soccorso umanitario, e di questo voglio ringraziare, insieme a tutte le autorità militari e civili che hanno collaborato, il ministro Tajani che li rappresenta tutti”.
La speranza di estendere l'operazione
Il numero di bambini che richiederebbe un urgente trasferimento fuori di Gaza è molto alto e si auspica che - stante anche la disponibilità espressa da molti altri ospedali italiani - questi primi arrivi costituiscano solo l’inizio di un’operazione di più larga portata. La continuazione dei bombardamenti nel sud della Striscia e la possibilità ventilata nelle ultime ore che possano estendersi anche a Rafah rende tutto più difficile ora.
Intensa commozione
“Questa mattina ho vissuto momenti di intensa commozione”, continua padre Ibrahim, “dal bambino più piccolo di soli 4 mesi ad uno di 18 mesi, arrivato qui da solo perché ha perso tutti. Ai tanti che mi hanno raccontato di essere stati estratti dalle macerie delle loro abitazioni. Purtroppo tra gli operatori nessuno parlava arabo e quindi si sono subito affezionati alla mia presenza. Non volevano che me ne andassi. Un piccolino mi chiamava ‘papà’. Dobbiamo assolutamente continuare questa operazione, c’è ancora tanta sofferenza a Gaza che non trova ascolto”.
Il gruppo di bambini di oggi si aggiunge a quello arrivato lo scorso 29 gennaio con un aereo atterrato nell’Aeroporto di Ciampino, a Roma. I piccoli sono stati trasferiti in vari nosocomi pediatrici del Paese: oltre ai già citati Meyer e Gaslini, anche il Rizzoli di Bologna e il Bambino Gesù di Roma che si è occupato dello smistamento e della prima accoglienza.
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