La Francia verso una Costituzione contro la vita
Massimiliano Menichetti
“Un nuovo sussulto di fede, di carità e speranza”. Solo cinque mesi fa il Papa, guardando negli occhi oltre 50 mila fedeli del Vélodrome di Marsiglia, ultima tappa del suo quarantaquattresimo viaggio apostolico internazionale, si è rivolto così alla Chiesa, alla Francia e all’Europa intera esortando alla vita, all’accoglienza, alla fraternità. In quella occasione in particolare ha usato due parole forti: “cinismo e rassegnazione”, piaghe che spesso feriscono le nostre realtà, ha portato tutti ad alzare lo sguardo al cielo, fiduciosi nel Signore che “agisce nella storia, compie meraviglie ed è all’opera anche nelle nostre società segnate dal secolarismo mondano e da una certa indifferenza religiosa”. Ha guardato al dramma dello scarto della vita umana che prende forme diverse, da quella rifiutata dei migranti, a quella dei bambini non nati, o quella degli anziani abbandonati, chiedendo di non voltarsi dall’altra parte, di amare, di riconoscere l’altro: sia esso in una barca in mezzo al mare, sia nella condizione più indifesa nel grembo di una madre. Un messaggio forte di speranza, luce e impegno quello portato da Francesco in Francia. Eppure a fine gennaio l'Assemblée Nationale di Parigi ha approvato l’inserimento nella Costituzione del diritto all’aborto. Il provvedimento di riforma portato avanti dal governo è ora al vaglio del Senato. In un’Europa ferita dalla guerra, insidiata dalle spinte sovraniste, populiste, consumistiche, da strategie economiche che tentano di allontanare la visione dei padri fondatori - Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Konrad Adenauer - è decisivo quello slancio di verità, richiamato dal Successore di Pietro, che illumina il volto dell’uomo.
“L’aborto è un omicidio” ha detto chiaramente Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia nel settembre di tre anni fa. E allora come è possibile accostare nella Carta fondamentale di uno Stato il diritto che tutela la persona, a quello che ne sancisce la morte? Viviamo in una società tecnologicamente avanzata, informatizzata, connessa. La crescita dell’essere umano fin dal concepimento, non ha più alcun segreto da decenni. Usiamo parole come pre-embrione, embrione, neonato, bambino, adolescente, adulto, anziano per indicare fasi di sviluppo in cui cambia il numero delle cellule, in cui muta l’aspetto cognitivo, la necessità di assistenza, ma sempre è una persona. “E’ giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana?” ha chiesto il Papa rivolgendosi ancora ai giornalisti sul volo di rientro da Bratislava a Roma. Una società non si misura per i suoi divieti, ma per la sua capacità di amare e la “libertà cresce con l’amore”, ha spiegato Francesco nella catechesi dell’udienza generale del 20 ottobre 2021, ma “con l’amore che vediamo in Cristo, la carità: questo è l’amore veramente libero e liberante”. I vescovi francesi all’inizio dell’iter parlamentare hanno espresso la loro preoccupazione per questa modifica della Costituzione, ed hanno riaffermato che ogni vita è un dono, un dono fragile e prezioso, infinitamente degno, da accogliere e servire dal suo inizio fino al suo termine naturale.
L’umanità condanna da sempre ogni teoria eugenetica, eppure si continuano a manipolare gli embrioni e selezionarli come se fossero materiali e non persone. L’aborto in questo contesto è premessa e conseguenza. Stranamente è come se non fossimo più in grado di vedere, di essere liberi, di donare, aiutare. In un mondo ferito da tante violenze appare difficile costruire il bene, una strategia globale di accoglienza e supporto, riuscire a destinare fondi, attenzione, amore alle donne che vivono una gravidanza difficile, ai bambini portati in grembo. Tante vite però si salverebbero, come dimostra l’attività dei centri per l’aiuto alla vita, se le donne fossero sostenute sul fronte economico, legale, psicologico, religioso, sociale, nel momento drammatico in cui l’aborto sembra essere l’unica soluzione. Spesso ci si chiude in sterili contrapposizioni politiche o ideologiche, ma la sfida è varare leggi e modificare costituzioni con proposte per la vita, non per la morte. Investimenti e provvedimenti per potenziare strutture e realtà capaci di farsi carico della sofferenza, della paura, di situazioni estreme e drammatiche. Quell’aiutare è amare, è essere liberi di scegliere. E questo orizzonte fraterno, che si fa carico dell’altro, della persona, costruisce società che non si rassegnano, ma camminano verso una autentica cultura dell’accoglienza, della condivisione e della pace.
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