Negoziati per una tregua a Gaza, il piano di Netanyahu per l'evacuazione dei civili
Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
Tra venerdì e sabato scorsi i delegati di Israele, Egitto e Stati Uniti si sono riuniti a Parigi per discutere un piano volto alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, che secondo fonti israeliane dovrebbero essere attualmente 101, e il temporaneo cessate il fuoco, previsto prima dell’inizio del Ramadan. Per la prima volta, dopo diversi mesi di nulla di fatto, c’è un cauto ottimismo attorno al tavolo delle trattative. I negoziati sono terminati sabato a Parigi, ma la delegazione israeliana ha avuto ordine di raggiungere Doha, segno che le discussioni andranno avanti. Ciò che fa ben sperare è l’ordine ricevuto dai delegati israeliani di intervenire attivamente alle discussioni mentre, precedentemente, era stata fatta loro, espressa richiesta di rimanere seduti ed ascoltare, senza prendere iniziative. Fino ad ora i negoziati erano stati interrotti senza aver prodotto alcun risultato, sostanzialmente per due ragioni. Da un lato Israele ha sempre ritenuto eccessive le richieste di Hamas, il ritiro totale dell’esercito dalla Striscia e la liberazione di 500 detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano. Dall’altro l’intransigenza di Netanyahu che negli ultimi mesi ha mostrato scarsa volontà di trovare un accordo.
Il piano di Israele per l' evacuazione della Striscia
L’ultima città della Striscia che ancora non è stata attaccata, quella che Netanyahu ritiene essere l’ultima roccaforte di Hamas è Rafah, una delle zone più popolate al mondo, con quasi due milioni di sfollati palestinesi che vi hanno cercato rifugio. Domenica, 25 febbraio, l’ufficio di gabinetto del premier israeliano Benjamin Netanyaho, ha presentato un piano di evacuazione dei civili di Gaza, senza dare ulteriori informazioni, ma c’è il timore che sia il preludio alla minacciata offensiva su Rafah. L’evacuazione dovrebbe servire all’esercito israeliano per entrare nella città causando meno morti possibili, ma non è chiaro dove le persone possano essere messe in salvo. Già alcuni giorni fa Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, aveva detto che le truppe israeliane avrebbero cominciato l’invasione di Rafah entro l’inizio del Ramadan, il mese sacro del calendario islamico, che quest’anno per i palestinesi comincia domenica 10 marzo. Un'operazione militare israeliana a Rafah assesterebbe un colpo mortale all'assistenza umanitaria a Gaza che resta "completamente insufficiente". E' l'avvertimento lanciato dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra.
L'ultimo attacco israeliano alla citta di Rafah
Nell'ultimo attacco militare dell’esercito israeliano è stata distrutta una casa nel nord di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e ha ucciso quattro persone, tra cui una donna e un bambino. Questo è quanto riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Molti altri sono rimasti feriti nel bombardamento. Le forze israeliane continuano a bombardare anche il lato est di Rafah, da cui molti residenti sono scappati.
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