A Roma riapre l'Istituto Archeologico Germanico
Gudrun Sailer e Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
"Siamo incredibilmente felici di poter finalmente riaprire lunedì prossimo, 12 febbraio". Lo ha dichiarato il vicedirettore scientifico dell'Istituto Archeologico Germanico, Norbert Zimmermann, annunciando la riapertura della sezione romana del Deutsches Archäologisches Institut, dopo 18 anni e tre trasferimenti in tre sedi alternative, sempre a Roma. Il DAI Rom riaprirà i battenti nella sua sede originaria di via Sardegna, completamente rinnovata e sempre il 12 febbraio saranno riaperti al pubblico la biblioteca e gli archivi. "Soprattutto la biblioteca, che raccoglie di nuovo tutti i libri sotto lo stesso tetto, così che possano essere di nuovo accessibili ai ricercatori. Stessa cosa per gli archivi di ricerca, cioè la fototeca e l'archivio con i reperti archeologici e gli oggetti della collezione che saranno a disposizione per la ricerca", spiega Zimmermann, in occasione della cerimonia di inaugurazione che si è svolta ieri.
La più grande biblioteca specializzata
L'istituto Archeologico Germanico è specializzato in archeologia classica e cristiana dell’Italia e del Nord Africa. I suoi progetti più importanti includono il Colosseo, Ostia, Selinunte, Cartagine e Cherchell. L'Istituto collabora strettamente anche con il Vaticano per la ricerca sulle catacombe. La sede romana, in particolare, possiede la più grande biblioteca specializzata in studi sull’antichità d'Europa, con circa 250 mila volumi e 1.000 riviste scientifiche a scaffale aperto. La fototeca, con le sue 370 mila fotografie e 300 mila stampe, è considerata uno strumento di ricerca eccezionale, in particolare per l'archeologia classica. Sebbene negli ultimi quasi vent'anni l'istituto sia stato aperto per la maggior parte del tempo in diverse sedi, gran parte del patrimonio era conservato nei depositi e, su richiesta, i libri venivano trasportati e distribuiti quotidianamente in sala di lettura. Questo processo dispendioso in termini di tempo è ormai storia passata. La sede rinnovata di via Sardegna permette anche di tornare alle varie forme di indagine archeologica che a livello internazionale si rivelano particolarmente fruttuose, afferma il vicedirettore scientifico. "Siamo un istituto di ricerca che offre uno spazio nel quale i ricercatori possono lavorare insieme", afferma il vicedirettore. L'intero Istituto è lieto "di poter finalmente offrire di nuovo spazi per il lavoro comune". In altre parole, “una piattaforma dove i ricercatori italiani, internazionali e tedeschi, possano incontrarsi".
"Motore della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale"
Durante la cerimonia di ieri, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha definito la sezione di Roma dell'Istituto Archeologico Germanico un "luogo unico" e "un motore della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale". L'Istituto, fondato nel 1829, per i primi novant'anni circa della sua storia, nato con il nome di Instituto di Corrispondenza Archeologica, si trovava nelle immediate vicinanze dell'ufficio proprio del primo cittadino di Roma: al secondo piano di Villa Caffarelli sul Campidoglio, cuore politico e religioso fin dalle epoche più antiche della città imperiale. Non solo: la data di nascita dell’istituto è il 21 aprile, come la fondazione di Roma avvenuta nel 753 a.C. Una condivisione, più che una coincidenza.
Dopo la Prima Guerra mondiale, l'Italia espropriò l'edificio. Nel 1924, l'Istituto Archeologico Germanico si trasferì in via Sardegna, nella sala parrocchiale della Christuskirche di Roma, di recente costruzione e di ispirazione tedesca. Nel 1964, nello stesso luogo, fu costruito il nuovo edificio dell'Istituto, che a causa di problemi strutturali, nel 2006, fu costretto a chiudere e trasferirsi in tre sedi alternative. Nel 2017, la Repubblica Federale Tedesca è riuscita ad acquisire dalla chiesa il terreno su cui sorge l'istituzione tedesca, consentendo così di affrontare vasti lavori di ristrutturazione.
Prima sul Campidoglio, poi l’espropriazione
Il direttore dell'Istituto, Ortwin Dally, assente perché malato, nella sua missiva letta da Zimmermann ha ringraziato espressamente la parrocchia protestante "per la stretta, amichevole e propositiva collaborazione". La vicinanza con la Christuskirche è considerata esemplare; la chiesa di via Toscana è, tra l'altro, l'unico edificio di culto protestante ad essere stata visitato da tre Papi: Giovanni Paolo II nel 1983, Benedetto XVI nel 2010 e Francesco nel 2015.
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