Ucraina, il canto del coraggio della band pop-rock
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
Inizia così la parte ucraina della versione bilingue del brano “2step” realizzata da Ed Sheeran assieme al gruppo pop-rock ucraino Antytila. Il video della versione creata su invito del cantautore britannico è stato pubblicato il 2 maggio 2022 sul canale YouTube della band. Nel testo ucraino della canzone il frontman della band Taras Topolia racconta la storia di come è iniziata la guerra per la sua famiglia. “E questa non è solo la mia storia”, sottolinea il cantante commentando il video postato sulla piattaforma. “È la storia di milioni di ucraini le cui famiglie sono state separate, a volte per sempre, dai terribili bombardamenti e dalla guerra”. Un anno fa gli Antytila (che in ucraino significa “anticorpi”) si sono esibiti sul palco dell'Ariston nella serata finale di Sanremo 2023 con la canzone “Fortezza Bakhmut”, che racconta di una delle battaglie più sanguinose della guerra. Le emozioni dure, i sentimenti che il brano comunica sono stati vissuti in persona dai cinque membri del gruppo, che hanno prestato servizio in prima linea come paramedici dal febbraio all’agosto 2022. Poi sono stati richiamati nelle retrovie dal comando, ma tuttora sostengono il loro battaglione.
L'impegno militare
“La decisione di entrare nelle forze di difesa territoriale, insieme con altri membri di Antytila, l’avevamo presa ancora prima dell'invasione su larga scala, dice Taras Topolia nell’intervista ai media vaticani. Poi, al momento di entrarvi, non abbiamo scelto che tipo di servizio svolgere: abbiamo semplicemente pensato che se ci sarebbe stata un’invasione, avremmo difeso il Paese come devono fare i cittadini del loro Paese. In realtà, quando è iniziata l'invasione e siamo entrati a far parte del battaglione, ci è stata assegnata questa funzione di paramedici, in quanto a partire dal 2014 avevamo già una certa esperienza di volontariato, quando avevamo fornito alle unità molte provviste mediche. Oltre alla funzione di paramedici del battaglione, con gli altri musicisti aiutavamo con i rifornimenti, insegnavano ai militari come usare i medicinali dei kit di pronto soccorso e così via”
Alla domanda perché avessero preso quella decisione, il cantante risponde con un’altra domanda: “Avremmo potuto fare diversamente? Sicuramente no, perché le nostre azioni sarebbero state completamente in contrasto con ciò che cantiamo e sarebbero state in contrasto con le nostre convinzioni. Quando arrivano i problemi, devi difendere, devi aiutare il Paese che ti ha dato la possibilità di cantare qui, la possibilità di crescere e svilupparti. Il Paese in cui, dopotutto, sei nato senza scegliere. Quindi devi esserci e fare qualcosa, soprattutto quando il Paese vive una situazione critica e ha bisogno del tuo aiuto. E un’altra cosa: in quel momento era ovvio che con le canzoni non si sarebbe potuta vincere la guerra, non si sarebbe potuta fermare l'invasione. Certamente le canzoni aiutano, sollevano lo spirito, consentono di attraversare più facilmente tutti questi stati d’animo, ma le canzoni non fermano una mitragliatrice o l'artiglieria, non salvano le vite dei feriti sul campo di battaglia. Quindi in quel momento era l'unica decisione possibile”.
La scelta di andare al fronte per difendere il proprio popolo l’hanno fatta tanti altri cantanti, registi, artisti, scrittori e ballerini ucraini. Alcuni, purtroppo, hanno perso la vita. Ci sono tanti altri che stanno facendo tutto il possibile per aiutare raccogliendo fondi, sia all’estero che in casa, aiutando a evacuare le persone dalle zone più colpite e sostenendo gli sfollati. Tutte queste persone, anche quando sono al fronte o nelle retrovie, continuano a creare cultura e arte scrivendo testi, pubblicando libri e vincendo premi in diversi festival. Il cambiamento nelle forme e nei contenuti delle loro opere è molto evidente. “I russi hanno ‘ucrainizzato’ lo spazio culturale del nostro Paese”, osserva con una certa ironia Taras Topolia, riferendosi al fatto che, in reazione all'aggressione militare, dopo il 24 febbraio 2022 “in Ucraina - spiega - с’è stata una sorta di blocco naturale nei confronti della grande quantità di contenuti in lingua russa. La gente ha iniziato a fruire molti più contenuti in lingua ucraina e di conseguenza, gli artisti ucraini hanno iniziato a creare molte più canzoni e videoclip in ucraino rispetto a prima”.
Le canzoni della lotta
Il cambiamento riguarda non solo la lingua. “Se parliamo del mood - osserva il cantante ucraino - ovviamente prevalgono le opere drammatiche. Il mondo della cultura riflette tutto ciò che sta accadendo alla gente e lo fa attraverso melodie e testi che sono per lo più drammatici e nella tonalità minore, che corrisponde allo stato d'animo generale di questa lotta, al fatto che molti ucraini stanno morendo, vengono feriti, e molte famiglie sono separate dai confini, da lunghe distanze. Le canzoni anche rendono più facile superare una tragedia così grande come la guerra”
La consapevolezza di dover continuare a creare nonostante tutto ha spinto gli Antytila a non rinunciare al piano di presentare il loro nuovo album “MLNL”, preparato da mesi. L’hanno fatto il secondo giorno dell’invasione russa, da un interrato dove era dislocato il loro battaglione. “L'abbiamo presentato registrando un videomessaggio sul nostro telefono - ricorda il musicista ucraino - ed è così che l'album è stato messo online. Questo album, in un certo senso è stato profetico perché le canzoni parlano della nostra lotta, del fatto che nonostante tutti i calcoli razionali, continuiamo a lottare per ciò che è giusto, per difendere ciò che ci è caro”. Una delle canzoni, secondo Taras, rispecchia particolarmente la loro determinazione. Il brano intitolato in ucraino «Моє» letteralmente vuol dire “Mio”, però in questo contesto ha un senso più ampio. Indica, spiega, ciò che mi sta a cuore, ciò che mi è caro. Il ritornello dice: “Mio! Mio! Lo strapperò con i denti dalle iene”. “Queste iene - spiega il musicista - si sono radunate intorno a noi: alcune sono palesi e cattive e ci uccidono con i proiettili, altre cercano silenziosamente di distruggere il nostro Paese e di farci smettere di lottare, ma noi ‘strappiamo con i denti’ ciò che ci è caro, e combattiamo”.
Guardare avanti con dignità
La guerra, che porta la morte e il male, spesso ferisce non solo il corpo, ma anche l'anima. “Per chi va al fronte, vede la morte dei propri cari, parenti, amici, e le ferite dei propri compagni d'arme, è molto difficile psicologicamente”, confessa Topolia. “Nel corso del nostro servizio, purtroppo, anche noi abbiamo visto molto e tutto questo, ovviamente, rimane nella nostra memoria e nei nostri sentimenti. Ma, come diceva sempre mia madre, dobbiamo agire partendo dall’opposto: cosa succederà se? Se ci lasciamo prendere da queste emozioni, ci deprimiamo, ci disperiamo, ci arrabbiamo al punto da non poter fare bene quello che dobbiamo fare in quel momento, allora semplicemente perderemo. Pertanto, è necessario dominare le proprie emozioni, i propri sentimenti, stringere i denti e fare ciò che si deve fare, non importa quanto sia difficile”.
“Come potrebbe descrivere adesso il suono dell'Ucraina?”, chiediamo al frontman di Antytila. “È, soprattutto, un suono delle voci dei militari, dei loro desideri e delle motivazioni. È un suono della speranza di vittoria. È un suono pesante, a volte tragico. Ma la cosa più importante è che l'Ucraina esiste ancora, la sua voce risuona in tutto il mondo, la sua lotta si sente in tutto il mondo”.
Taras Topolia ha tanti fan nel suo Paese e non soltanto per le sue doti musicali, ma anche per l’integrità personale. Parlando dei valori che vorrebbe trasmettere ai suoi tre figli, ne nomina solo uno - la coscienza - dalla quale, secondo lui, deriva tutto il resto: “Una persona deve avere una coscienza e difendere le convinzioni che ritiene giuste. Perché la bassezza, la paura, il tradimento, tutte queste caratteristiche, in misura maggiore o minore, sono insite in ogni persona, ma sopravvive solo chi è in grado di lottare per le proprie convinzioni e riesce a mettere il bene comune al di sopra del personale”.
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