Soldati haitiani pattugliano le strade di Port au Prince Soldati haitiani pattugliano le strade di Port au Prince 

Haiti, le gang assaltano gli aeroporti: migliaia di sfollati nella capitale

Da giorni proseguono le violenze nella capitale caraibica condotte dalle bande armate che affermano di controllare la maggior parte di Port-au-Prince. Il premier Henry non ha ancora fatto rientro dal Kenya dove ha trovato l’accordo per il dispiegamento di una forza internazionale. Francesca Rava: il Paese è una polveriera, situazione senza precedenti, curiamo feriti e gente sfollata

Marco Guerra - Città del Vaticano

Ad Haiti è ancora caos e violenze causati dalle bande criminali che nelle ultime ore hanno preso d’assalto tutti i principali aeroporti del Paese, per catturare il premier Ariel Henry che è atteso di ritorno da Nairobi dove ha firmato l'accordo per il dispiegamento di una forza internazionale di peacekeeping, guidata dalla polizia keniana. Il primo ministro non è ancora riuscito a rientrare nel Paese perché non vi sono le condizioni di sicurezza.

Cancellati i collegamenti aerei

Cancellati i collegamenti aerei in seguito allo stato di emergenza e al coprifuoco adottati domenica dopo la maxi evasione di migliaia di detenuti dal più grande carcere del Paese. Intanto le bande armate rivendicano di controllare 'l'80% di Port au Prince'' e almeno 15 mila persone hanno lasciato le loro abitazioni per fuggire dalle violenze. “La situazione è terrificante”, ha detto all’Agenzia Fides Marcella Catozza, suora francescana, da anni impegnata in attività pastorali e caritative ad Haiti, secondo la quale le gang hanno assalito diversi edifici pubblici e privati compreso l’ospedale cattolico San Francesco di Sales di Port-au-Prince.

L'evasione di massa

E' da giovedì scorso che le bande criminali imperversano nella capitale caraibica, di cui controllano molte zone con posti di blocco. Sabato notte hanno assaltato la più grande prigione del Paese, facendo evadere circa 4.000 detenuti. Nel mirino delle gang c'è il premier Ariel Henry che guida il Paese dall'assassinio del presidente Jovenel Moise nel 2021. Il governo, da parte sua, ha lanciato un appello alla calma assicurando che la polizia sta cercando di rintracciare gli evasi e di arrestare i responsabili dell'assalto.

300 mila sfollati

Nel frattempo, diverse ambasciate hanno richiamato il proprio personale e la vicina Repubblica Dominicana ha affermato che non accetterà mai la creazione di campi profughi. Da quando Henry è salito al potere dopo l’assassinio dell’ultimo presidente di Haiti nel 2021, le bande violente hanno ampliato il loro territorio. Il primo ministro si era impegnato a dimettersi entro l'inizio di febbraio, ma ha ritardato il processo, adducendo la mancanza di sicurezza. In questa cornice, non è stata ancora fissata una data di dispiegamento per la missione di sicurezza multinazionale sostenuta dalle Nazioni Unite. Alla fine di febbraio, l'Onu hanno affermato che cinque nazioni avevano formalmente promesso truppe e meno di 11 milioni di dollari erano stati depositati in un fondo per la missione. L’Onu stima che il conflitto con le bande abbia ucciso quasi 5.000 persone lo scorso anno e ne abbia costrette circa 300 mila ad abbandonare le loro case.

Fondazione Rava: situazione sempre più grave

Per una testimonianza sulla situazione abbiamo intervistato Maria Vittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava che gestisce l’ospedale pediatrico Saint Damian e l’ospedale Saint Luc, la quale è in costate contatto con gli operatori sanitari e con padre Richard Frechette, americano, religioso passionista e medico alla guida della fondazione N.P.H. che si occupa di bambini di strada: “Padre Rick è direttore delle nostre operazioni di soccorso negli slum di Port-au-Prince, che vengono fatte dal nostro team composto da sanitari haitiani. Cerchiamo di portare acqua, viveri e assistenza medica alle persone che non possono uscire di casa a causa delle violenze”. “La situazione è aggravata da uno stato di totale insicurezza - prosegue Rava - le gang usano i droni per controllare le loro zone. La gente fugge dalle loro case e viene ammazzata per strada”.

Ascolta l'intervista a Francesca Rava

 

Gang mosse da interessi politici

Secondo Rava, le gang “sono mosse anche da interessi politici” e mirano a contrastare il premier Henry con l’avvicinarsi delle elezioni politiche che si terranno tra due anni. “Anche la polizia fa fatica a intervenire e alla fine - osserva - si ammazzano tra fratelli, perché si tratta di giovani che vivono nelle slum ma ricevono armi da chi è interessato affinché loro continuino questa violenza”. Rava fa poi un plauso a tutto il personale dei due ospedali gestiti dalla Fondazione Rava che spesso è costretto a dormire in ospedale per non rischiare la vita nel tornare a case nelle ore notturne, si tratta di persone con una professionalità in campo sanitario che Rava definisce “eroi” perché sono rimaste a lavorare ad Haiti invece di approfittare dei programmi si accoglienza di Canada e Stati Uniti.

Situazione senza precedenti

Rava spiega che si tratta di una situazione senza precedenti: “La situazione è gravissima, è da venti anni che mi occupo di Haiti, abbiamo visto uragani, terremoti e colpi di Stato, ma adesso abbiamo uno Stato fantasma, una polveriera dove è sconsigliabile andare”. “Nei nostri ospedali arrivano feriti molto gravi, con pallottole anche nel volto”, afferma ancora Rava, che auspica un intervento risolutivo dell'Onu.

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05 marzo 2024, 15:51