Nuove vittime nei raid a Gaza. Al vaglio degli Usa le operazioni militari di Israele
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Hanno seminato morte in un campo profughi i nuovi raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza. 12 le persone rimaste uccise. Confermata, dall’esercito israeliano, anche la morte di Marwan Issa, terzo in comando di Hamas, ucciso in un attacco dieci giorni fa.
Operazioni militari israeliane al vaglio degli Stati Uniti
L’amministrazione americana di Joe Biden si sta concentrando sull’analisi di eventuali violazioni da parte di Israele delle leggi internazionali di guerra nella controffensiva verso Hamas. Un rapporto al riguardo è stato annunciato entro i primi giorni di maggio come parte di un memorandum che ricorda, ai Paesi che ricevono armi americane, di attenersi al diritto internazionale e di non bloccare le attività di aiuto alla popolazione civile. Dal canto suo Israele, nei giorni scorsi, aveva presentato assicurazioni scritte, affermando che le armi fornite dagli Stati Uniti non vengono utilizzate per violare le leggi umanitarie a Gaza.
Tregua ancora lontana
Intanto, resta ancora appeso il possibile cessate il fuoco di Israele in cambio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. A far calare ulteriore gelo sui progressi per una negoziazione, l’approvazione nei giorni scorsi della risoluzione Onu per una tregua almeno nel periodo del Ramadan che, secondo Israele, rafforzerebbe la posizione del gruppo islamico. Un provvedimento che ha visto l’astensione Usa e reso più distanti le posizioni fra il premier israeliano, Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e che ha fatto saltare anche i negoziati in Qatar. Netanyahu ha ritirato la delegazione israeliana a Doha e ha ribadito la sua volontà di proseguire senza sosta allo smantellamento di Hamas e di mirare al rilascio di tutti gli ostaggi, espandendo la sua offensiva di terra su Rafah, ultima città rifugio di 1 milione e mezzo di civili che si trova nell'estremo sud della Striscia di Gaza. Un progetto che gli Stati Uniti giudicano un "grande errore".
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